Il quarto lavoro solista di Greg Weeks in 10 anni (cui s’aggiungono 3 Ep), è stato realizzato in una dimensione domestica, sebbene professionale: lo studio d’incisione che l’artista s’è costruito in casa propria. ‘The Hive’ contiene 11 canzoni, tutte composte dal tastierista di Philadelphia al mellotron, evocativo organo in voga soprattutto negli anni 60/70, ad eccezione della cover ‘Borderline’ di Madonna, reinterpretata in ogni caso in stile psichedelico, rallentato, e resa dunque irriconoscibile. Le canzoni sono arricchite da strumenti acustici, quali chitarra e flauto, mentre sono molto rare le percussioni. Il disco procede su toni fiabeschi, psichedelici e dimessi, con accordi acustici su un tempo medio in 4/4, indolente, scandito, che rimane sempre uguale lungo tutto l’album, e che lascia la possibilità di far risaltare le sobrie armonie a più voci, e approfondire e fare propri certi suoni eleganti e pieni di suggestione, con un effetto abbastanza psichedelico, e in un paio di canzoni anche toccante. Lo stile di Greg Weeks ricorda molto, sia nel cantato, sia nella composizione, quello del Roger Waters acustico, di Robert Wyatt, e del Tim Buckley funereo dell’astratto album ‘Lorca’ del 1970, ma ‘The Hive’ nel complesso risulta opera moderna, non si sa in che misura consapevolmente prossimo ai dischi di Sean Lennon o Samara Lubelski. Le canzoni, singolarmente rappresentano splendidi bozzetti intimi e bucolici, malgrado, bisogna dire, non rimangano davvero impresse nella corteccia celebrale, e tutte di fila possano tediare.
Ex componente degli americani Espers, Weeks ci propone dunque una musica naturalistica, che ruota intorno a concetti ambientalisti, che auspica un ritorno alla semplicità, e contemporaneamente guarda al Mondo con un certo sconforto.
Autore: Fausto Turi