Riecco i Kill the Vultures, tra le più entusiasmanti realtà del nuovo hip hop underground statunitense. Tornano ad immergerci nei loro scenari sonori allucina(n)ti, neri come la pece, torbidi ed ostili. Ribollenti di oscuri campionamenti jazz e di beat cupi e sinistri. In “The Careless Flame” troviamo blues in forma di rap, inquietanti ambientazioni industriali e rumorismi assortiti; ritmiche incalzanti (“Dirty hands”, un fiume in piena in odor di free jazz), minimali (“How far can a dead man walk”) o “sfocate” (come quelle di “Strangers in the doorways”, avvolte, quasi affogate, da un contrabbasso). Rime che scorrono sempre tese e affilate, con toni ora un po’ più riflessivi, ora più incazzati. Affascinante, violento, “sporco”, a tratti quasi inquietante: un disco notevolissimo, decisamente coraggioso e fieramente “altro”.
Autore: Daniele Lama