Con tre dischi alle spalle, senza contare la versione di “Waltz for Koop” remixata da gente del calibro di Dj Patife, Richard Dorfmeister, Two Banks of Four e Nicola Conte, il duo svedese Koop va considerato uno dei nomi di punta del decennio nu-jazz a cavallo tra anni Novanta e Duemila in virtù di uno stile assai raffinato, capace di coniugare elettronica in bassa battuta a tanta sostanza jazz e a tanto fascino soul, con flauto, clarinetto e sassofono a svolazzare lievi sopra note cristalline di vibrafono, morbidi tappeti percussivi e caldi sbuffi house.
A tredici anni di distanza dal debutto di “Sons of Koop”, e a quattro dall’ultimo “Koop islands”, Magnus Zingmark e Oscar Simonsson capitalizzano il ritorno sul mercato con il minimo sforzo, dando alle stampe questo “best of” antologico che offre appena una traccia inedita, un’effervescente “Strange love” (scritta per uno spot della Coca Cola) affidata alla voce al miele di Hilde Louise Asbjørnsen.
Tra i fans già in possesso dei dischi di studio, forse soltanto gli ultra-completisti saranno disposti ad aprire il portafogli per avere nella propria collezione “Coup de Grace”; per quanti invece fossero totalmente a digiuno del “verbo Koop” questa può essere l’occasione buona per accaparrarsi in un sol colpo 11 ottimi pezzi estratti dal repertorio della band.
Il criterio ispirativo di questa raccolta pare essere stato quello di rappresentare tutti i principali vocalists che nel corso del tempo hanno messo le proprie ugole al servizio della coppia svedese, piuttosto che quello di documentare lo sviluppo del suono Koop tramite una selezione equilibrata di quanto proposto in ognuno dei tre album: in scaletta troviamo così due brani con al microfono Mikael Sundin (“Let’s Elope, “Tonight”), tre con Cecilia Stalin (“Glömd”, “Waltz for Koop”, e “Baby”), altri tre con Yukimi Nagano (“Come to me”, la semi-orchestrale “I see a different you” e l’hit “Summer sun”), uno con protagonista Ane Brun (la splendida “Koop Islands Blues”) ed un altro con il contributo di Earl Zinger (“ “Forces… darling”), ma di tutte queste canzoni solo una appartiene a “Sons of Koop” – “Glömd” – mentre 4 provengono dal best-seller “Waltz for Koop” e ben 5 da “Koop islands”.
A parte il fatto discutibile che da “Waltz for Koop” non sia stato scelto “In a heartbeat” – a mio modesto avviso uno dei brani migliori dell’intera produzione Koop, con alla voce il mitico Terry Callier – avrebbe dovuto godere di maggior considerazione l’intero disco d’esordio, dal quale meritavano di essere recuperate almeno la drum’n’bass lunare di “Absolute space” e le vibrazioni soul di “Salvation”, se non anche “Jellifishes” con il suo ammaliante ondeggiare ritmico.
Messe da parte queste notazioni, resta l’alta qualità del materiale antologizzato.
Autore: Guido Gambacorta