Quartetto hip-hop originario di Cincinnati, i Five Deez risiedono da tempo a Berlino, dove nel 2001 hanno dato alle stampe il debutto “Koolmotor” per la Counterflow/Grooveattack, prima di approdare nel 2003 niente meno che alla !K7 con “Kinkyasti” per poi cambiare ancora indirizzo e giungere ad accasarsi presso gli uffici della Rapster. Terzo episodio nella loro discografia (non tenendo conto del lavoro strumentale “Slow children playing” destinato nel 2002 al solo mercato giapponese) e ancora una volta intitolato con una parola che comincia per “k”, “Kommunicator” è un lavoro che va ad indagare il rapporto tra uomo e macchina nella nuova civiltà iper-tecnologica. Le rime vengono calate su ritmi rotondi, linee di basso funkeggianti e beats elettronici dopati a dovere: “Fugg that”, “Let the people know”, “Black Rushmore”, “BMW”, “From sorrow” sono brani che pur non proponendo niente di particolarmente nuovo filano comunque via in buona scioltezza.
Non mancano episodi più coraggiosi come la title-track – spasmi electro appena accennati sotto il rotolare delle liriche – “So good” – insolito collage tra rhyming serrato e cassa tamarra in quattro quarti – e “Sapphire” – ritmiche claudicanti ed atmosfera oscura a fare da prologo ad un fluido passaggio narrativo.
Meno rivoluzionaria di quanto le ambizioni del gruppo lascerebbe presagire – “Five Deez” è l’abbreviazione di “fifth dimension”, un’auspicata nuova dimensione – la musica del collettivo di Cincinnati sarà sicuramente apprezzata da quei kidz che all’hip-hop chiedono messaggi costruttivi e onestà d’ispirazione. Altro da sparatorie, slogan rissosi, negozi di gioielleria esibiti al collo e tettone in mostra su limousine dorate.
Autore: Guido Gambacorta