A un anno e mezzo di distanza da “Guero”, torna in pista Beck con “The Information”. A dispetto di quanto si possa pensare, il nuovo album dell’icona della Generazione X ha avuto una lunga gestazione. Registrato tra l’inverno del 2003 e la primavera di quest’anno tra il garage di casa Hansen e gli studi Conway e Ocean Way di Los Angeles, il disco segna il ritorno del produttore Nigel Godrich (Radiohead/Travis/Pavement/Air) già apprezzato nei fortunati “Mutations” e “Sea Change”, i suoi lavori più introspettivi. Il cd (15 brani più “Inside Out” per il mercato europeo), è corredato da un dvd con i video di tutti i brani dell’album (in Cell Phone’s Dead compare anche l’amico Devendra Banhart) e da una copertina particolarissima: all’interno del jewel box sono disponibile una serie di adesivi per personalizzare l’artwork a proprio piacimento. L’estro creativo di Beck resta intatto, non c’è che dire, anche se non tocca i livelli del capolavoro “Odelay”. Il maestro del cut up non ha perso, però, quella vena ironica che contraddistingue la sua opera: “Elevetor Music”, “Think I’m In Love” e “Cell’s Phone Dead” seguono la falsa riga del precedente album, mentre “Soldier Jane” sembra aggiungere una ventata di psichedelia. In “Strange Apparition” riecheggiano gli Stones più acustici coi quali Beck ha diviso il palco per un mini tour in Nord America nell’estate del 2005. “Nausa” è il primo grande acuto, una sorta di Iggy Pop del terzo millennio. L’ipnotica cantilena di “New Round”, la successiva “Dark Star” e la rarefatta “Motorcade” mostrano il lato più oscuro del cantautore californiano, portato all’estremo dall’ottimo apporto di Goldrich che si concretizza appieno in episodi più elettronici quali “We Dance Alone” e “1000Bpm”. Se la titletrack sembra fare il verso al lato dark degli anni ’80, “No Complaints” lo fa a quello più acustico. L’elegante “Movie Theme” e l’angosciate suite “The Horrible Fanfare/Landslide/Exoskeleton” (10 minuti di delirio beck-iano), portano a conclusione un disco piacevole che testimonia, ancora una volta, la poliedrica capacità compositiva di uno tra gli artisti più innovativi dell’ultimo decennio. Un musicista che compone e scompone in un vertiginoso zapping, il folk, l’hip-hop, la musica elettronica, il funk, la dance. Beck canta, rappa, mixa suoni e rumori, suona le chitarre, il basso, la batteria, il piano, l’organo, l’armonica, il sitar, percussioni varie e l’immancabile gameboy, il tutto in un frullato sonoro che mette a braccetto le tinte più scure del low-fi, tanto care a Mr. Hansen dai tempi di “Mellow Gold”, con i colori cangianti della più raffinata musica POPular.
Autore: Umberto Di Micco