Questa volta è l’anagrafe a fornire la causa occasionale per l’ennesimo tributo a Bowie, che quest’anno compie sessant’ anni. Qualche filologo-pallottoliere del Duca Bianco dovrà aggiornare il conto dei tributi, non quello delle cover sparse: sarebbe come svuotare l’oceano con un secchio. Il lavoro della piccola Midfinger, indie-label italo-inglese, è però compatto e curato, in prevalenza synth-oriented, come se gruppi e solisti coinvolti avessero fatto squadra attorno al progetto. Se la cavano bene coi mostri sacri: la “Heroes” degli You Should Play In A Band, la “Space oddity” degli Edwood, la “Hello spaceboy” degli Atari, soprattutto “Absolute beginners” degli psichedelici Sunflower e la magistrale “Starman” dei Mimes Of Wine. Interessanti i ripescaggi di alcune pagine nascoste come “A letter to Hermione” degli Hollowblue, “All the madmen” firmata da King Me, l’intimista “Conversation piece” di The Gumo. Su tutte una versione sospesa di “Ashes to ashes”, di gran lunga migliore dell’originale, opera degli svedesi Jeniferever, con un lavoro sui suoni da far impallidire i Radiohead di “OK Computer”. “Repetition*Bowie” è una rilettura moderna e appassionata, una dichiarazione di grande rispetto da parte di gente di cui sentiremo parlare a un autore che, in quarant’anni, ha spesso fiutato il “nuovo” facendo da battistrada con coraggio a decine di band, rinunciando al facile consenso perché mosso dall’inquietudine e da un’innata curiosità, soprattutto verso le nuove tecnologie. E chissà che questa volta non sia proprio il Duca Bianco a essere ispirato da questi giovani ragazzi, attraverso le sue canzoni e un salto lungo tre generazioni.
Autore: Fabio Astore