Ha abbondantemente superato i cinquant’anni Pierpaolo Capovilla, ma per fortuna continua a fare ciò che gli è riuscito meglio nella vita: noise rock cantautorale. Si lo so questa definizione può sembrare un ossimoro ma nel caso dell’ex frontman de Il Teatro degli Orrori e dei One Dimnesional Man è proprio così.
Capovilla, infatti, è sempre riuscito a coniugare egregiamente le sonorità di Cows, Jesus Lizard e Unsnane con una scrittura che lo pone all’interno del grande cantautorato italiano impegnato, con citazioni intellettuali finissime (tanto per intenderci il nome della sua prima band: One Dimensional Man deriva da “L’uomo a una dimensione” del sociologo Herbert Marcuse). La stessa scelta di questo progetto è una citazione, in quanto direttamente ispirata da quei semi cattivi (biblici) che accompagnano Nick Cave da circa quarant’anni. Tuttavia, se Capovilla è la figura più in vista di questo progetto gli altri tre non sono da meno, perché alla chitarra troviamo Egle Sommacal, uno dei chitarristi più quotati nel panorama italiano e che ha anche militato nei Massimo Volume, e alla batteria Fabrizio Baioni che proviene dai LEDA. Al basso c’è Federico Aggio ex degli imprescindibili Lucertulas, splendida noise band dell’uderground italiano. L’impegno sociale e ideologico è presente in tutti i dieci brani e la stessa copertina (opera del giovane pittore Romanì Vasco Hadzovich) è una presa di posizione netta che raffigura un Cristo Gitano. Questo per chiarire che il disco esprime una forte affezione nei confronti dei migranti e delle minoranze etniche, figure paradigmatiche del nostro tempo. Il primo singolo “Morte ai poveri” è un assalto noise rock all’arma bianca nella quale Capovilla è abilissimo nel descrivere la guerra di classe che da almeno vent’anni dirigenti e finanziarie stanno facendo ai ceti meno abbienti.
Il disco esce mentre si sta svolgendo la guerra in Ucraina ma è stato scritto nel corso degli ultimi tre anni circa perché la guerra purtroppo fa parte dell’uomo, per cui in scaletta c’è il noise percussivo de “La Guerra del Golfo”, nella quale c’è un chiaro schieramento anti-USA. Con questo brano fa il paio “Sei una Cosa”, nella quale viene denunciato il fatto che la Leonardo italiana vende le armi all’Arabia Saudita. Altro brano sul tema della guerra è “La città del Sole”, una ballata grunge dedicata a Lorenzo Orsetti, ucciso in trincea mentre combatteva al fianco delle donne e degli uomini del Rojava. In linea con le teorie di Marcuse, Capovilla ha scritto l’ottima “Il Miserabile”, tesissima, nella quale viene denunciato il consumismo più sfrenato. In scaletta Capovilla ha voluto anche riprendere in “Dieci Anni” una poesia di Emidio Paolucci, poeta detenuto e suo amico, con il quale ha pubblicato “Finché Galera Non Ci Separi”, un drammatico testo sulle solitudini e sui rammarichi della vita in carcere. Sicuramente questo disco farà parte delle personali playlist 2022, tanto per le sonorità aspre e telluriche, quanto per le sue liriche. Il compagno Capovilla è vivo e lotta insieme a noi!
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autore: Vittorio Lannutti