Nuovo album di Pete Rock? No, per quello – “Soul Survivor II” – c’è da attendere ancora qualche mese. Vecchio album inedito di Pete Rock? Bè, più o meno. E pensare che me ne sono accorto solo ieri, dopo parecchi ascolti.
Il titolo completo di questa release, oltre a essere sdoppiato (doppia release, quindi), vedrebbe comparire due misconosciuti nomi dell’hip hop/funky undergorund: INI – “Center of Attention” – e Deda (che non è il nostro, ex-Sanguemisto) – “The Original Baby Pa”. Due outfit di metà anni ’90 di cui manco alla BBE/Rapster sanno dire granchè (noi non saremo da meno, pardon, “da più”), ma che recano come production master lui, il grande, unico Pete Rock. Quello dei “Petestrumentals”, di “Soul Survivor”, quello che più di 10 anni fa in coppia con C.L. Smooth consegnò alla storia quella hit devastante ma poco conosciuta come ‘Creator’.
Già, pericoloso andare alla ricerca di un brano, un disco, un qualcuno quando si ascolta un disco. Deda e INI, chiunque essi siano, fanno un gran figurone, per quanto possa dipendere da Pete. Il risultato è stile allo stato puro, sotto consistenza di funk, soul, jazz, hip hop mescolati con la sapienza di uno chef e serviti con l’eleganza di quei bei completoni ’70s-blaxploitation che… ci siamo capiti. E quando dico “consistenza” intendo significare che, al di là dello stile, c’è concretezza, sostanza, non semplice esercizio di facciata. Entrambi gli album sono impregnati fradici di nero afrore musicale: dai beat, grassocci ma discreti nella loro tendenziale uniformità, ai samples, volentieri orientati verso un’attitudine cool/lounge, alle vocals, mai sopra le righe, agli scratch, piazzati qua e là con la dovuta moderazione, senza strafare.
Pete Rock è la misura in persona, una sorta di sarto (scusate lo scioglilingua) presso cui si sono serviti non pochi vip, dentro e fuori l’ambito hip hop, per remix e produzione. Se gli si può addebitare un difetto, esso consiste nel lavorare con troppa misura, ossia nel ripetere senza troppe variazioni quella che è e rimane una formula con proporzioni perfette. Deda e INI (chiamiamo così per semplicità i due album) non recano troppe variazioni entro di sé, e anche tra l’uno e l’altro non è facile riscontrare differenze sostanziali, anche se riuscite a riempirci una serata intera di dj-set tra amici, né ci è dato di poter estrarre, da ognuno dei due, un qualche acuto creativo alla ‘Creator’. Ci aspettiamo di più da chi può effettivamente dare di più. Vai Pete, che ne sei più che capace!!
Autore: Bob Villani