La terza pubblicazione discografica del folksinger americano Elvis Perkins è all’insegna di un personale corto circuito tra una forma acustica tradizionale sottilmente nostalgica – ‘Eveline‘ – ed un indolente andamento psichedelico, barrettiano – ‘Hogus Pogus‘ – completato con snelli arrangiamenti elettrici, strumentazione molto varia che impasta anche theremin, campanelli e voce femminile, e qua e là accenni di blues e di folk stile Guthrie, come nel lament intitolato ‘My Kind‘, o nella sorprendente ‘I Came for Fire‘, che dopo 2 minuti di folk minimale evolve verso un finale sbalorditivo: un suggestivo pasticcio prog sperimentale, o anche in sognanti atmosfere anni crooneristiche 50.
Ed I Aubade è un disco che ammalia, grazie anche a qualche episodio che elaborando una sintesi in chiave pop psichedelica riesce ad elevarsi dalla liquida, pigra atmosfera di fondo, fatta di intimità e lontananza da casa. In alcuni passaggi sembra di ascoltare Tom Brosseau, in altri il nuovo corso dolente di Micah P. Hinson, altrove le marcette sbilenche della Danielson Famile, pur non perdendosi mai il carattere di serietà e malinconia dell’opera.
La stramberia freak al servizio di una sincera malinconia è una nuova quadratura del cerchio, ed in molti ameranno I Abaude, opera adorabilmente minore ma caratteristica, laterale e fuori dal coro.
http://www.elvisperkinssound.net/
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autore: Fausto Turi