Lei, a giudicare dalle foto del booklet, è sfrontata e selvatica quanto basta da immaginare e portare avanti un progetto che, sebbene sulla carta avesse chances di riuscita prossime allo zero, si è guadagnato la stima di Bonnie ‘Prince’ Billy. Lui, seppure en travesti, laddove presente apporta un contributo vocale vivacemente maschio. Insieme danno vita al terzo album dei Faun Fables. Lei è Dawn McCarthy, californiana detentrice del marchio, giramondo e teatrante a tempo perso. Lui è Nils Frykdahl, ugola in libera uscita dai Sleepytime Gorilla Museum. È probabile che ad un ascoltatore medio, sia pure dalle solide basi, il tutto dica poco o niente; ed infatti, siamo ben al di là di quello che definirei un lavoro classicamente indie. Family Album (titolo appropriato, se è vero che alle registrazioni hanno partecipato madre, sorella e fratello di lei) è una ruvida ma piacevole scorribanda nei territori della prosa medievale, della musica “in maschera”, del grottesco e del caricaturale. Viaggia a ritroso nel tempo, Dawn, e narra di licantropi e ladri, di pericolose ninfette quattordicenni, di avventure lontane e notturne. Recupera filastrocche impolverate (Nop of time) e tradizionali polacchi dei quali trasmette intatta la carica e la cupezza originali (Lucy Belle).
Chitarra acustica e voce costituiscono la trama portante di quasi tutti i quindici brani dell’album, impreziositi da flauti crimsoniani (l’iniziale Eyes of a bird, che si apre con un campionamento di un film italiano degli anni ’60), da organi seventies (Higher), e da un fingerpicking mai invadente. Spesso il gioco le riesce e il risultato è una godibile sintesi di controcultura tradizionale europea e di bucolico disimpegno. In due parole, originale ed efficace. Non poco, per una californiana.
Autore: Andrea Romito