Dopo una performance che inaspettatamente ha registrato questo inverno un sold out affollatissimo all’ alcatraz di Milano, la band di Jim Kerr e Charlie Burchill trova il coraggio per la sfida dei festival estivi
La formula, a quanto pare funziona: anziché riproporre, come negli ultimi dieci anni di tour, vecchi successi insieme con canzoni nuove che certamente non erano il motivo per cui i fan andavano a seguirli, i Simple Minds si concentrano sugli album che ne hanno decretato la storia, ovvero i primi cinque, da Life in a Day al leggendario New Gold Dream (in soli tre anni, dal ’79 all’82): 5X5 ovvero i cinque singoli di quei cinque lavori. Ed è un’operazione importante, perché a parte l’ultimo Life in A Day, Real to Real Cacophony, Empires and Dance e Sons and Fascination non sono gli album più famosi, ma sono quelli che hanno reso i quattro scozzesi una band di riferimento per la new wave elettronica di inizio anni ’80.
Con New Gold Dream, ancora dentro questa fase e anzi il suo apice, già si intravedeva nella ricerca musicale dei quattro di Glasgow qualcos’altro di più ambizioso, che li avrebbe portati poi, da Sparkle in The Rain a Street Fighting Years passando per Once upon a Time e lo storico live in the City of Lights, a competere per circa dieci anni con gli U2 per sound e per fama all’interno del panorama anni ’80. Poi il lento declino degli anni ’90 e l’esaurirsi di vena musicale nel decennio 2000, fino alla scomparsa dalle scene del mainstream, a differenza dei loro cugini irlandesi ancora sulla cresta dell’onda fino a pochi anni fa.
Ora le 3 nuove date italiane, piazza Grande di Modena il 26 luglio, Ippodromo delle Capannelle a Roma il 27, e il festival di Grado il 28, non riporteranno certo i Simple Minds ai fasti di una volta (concerti da 30.000 fan), ma rappresentano un momento importante anche perché, nelle parole di Jim Kerr, “una delle cose importanti del suonare in questi festival è che ci permette di incontrare generazioni più giovani, e noi dobbiamo provare che la nostra musica è senza tempo, che vale per tutte le età e che dobbiamo colpire persone che non hanno conosciuto i Simple Minds prima o non sanno molto di noi”.
Anche se non si tratta di un ritorno alla produttività (verranno rimasterizzati e pubblicati i 5 cofanetti dei primi album con la solita incetta di materiale inedito), e anche se chi ha visto i Simple Minds dal vivo in questi ultimi anni (a Napoli l’ultima volta nel 2002) sa che sul palco non hanno mai perso la verve nonostante l’età, il fatto in sé è importante: suonare nei festival farà conoscere questa che forse è la band più sottovalutata degli anni ’80 dalla critica, nel suo terreno qualitativamente migliore, ovvero quel electro-wave post-punk e piuttosto dark che è stato poi di riferimento per Depeche Mode, Manic Street Preachers fino ai The Horrors dei giorni nostri.
Insomma un evento che farà conoscere il lato meno noto dei Simple Minds, e stupirà sicuramente lo spettatore curioso. Non sicuramente il fan storico, che conosce quella stagione incredibile di 3 anni in cui Kim Kerr e compagni produssero pezzi memorabili come The American, Love Song, Boys from Brazil, Theme for Great Cities, Someone somewhere in Summertime, Colours Fly and Catherine Wheel e molte altre ballate elettriche di livello assoluto.
Simple Minds – Waterfront (2003 – Remaster) on MUZU.TV.
Autore: Francesco Postiglione
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