Fedeli al rock essenziale, privo di fronzoli, non di moda, ma puro e sempre attuale, i Loose dopo alcuni ep, varie partecipazioni a compilation e tributi e tournèe sia in Italia che negli Usa, giungono finalmente all’esordio sulla lunga distanza. Ottimo tempismo hanno avuto i Loose a far uscire questo lavoro, in quanto è uscito in contemporanea con l’ultimo disco del padrino del punk, “Skull ring” di Iggy Pop. La band di Tolentino, non è assolutamente alle prime armi, ma ha esperienza e competenza da vendere, intanto il loro nome è tratto da una delle migliori canzoni degli Stooges (da quella pietra miliare del rock che è “Funhouse”) e proprio dal Detroit sound, la band marchigiana prende le mosse. Come MC5, Stooges e i loro cugini australiani Radio Birdman, anche i Loose non dimenticano assolutamente quel blues malato che è stata la base del proto-punk. I 13 brani di questo disco sono, infatti, intrisi dello spirito del diavolo, quasi sempre con l’acceleratore premuto a tavoletta (“A-Ok”) o con tonalità r’n’b, grazie alla tastiera in assolo di “Emotional forts”.
L’iniziale “Son of dirt” è intriso di quella melodia coinvolgente post punk che ha reso grandi i New Christs, mentre “I get bored” fonde i Cramps meno rockabilli con Bo Diddley. Non mancano cover dei loro padrini, quindi abbiamo una “T.V. eye” resa più aggressiva e maledetta, addirittura noise e una “Kick out the jams” introdotta da chitarre enfatizzanti e dominata da un’enorme carica. Quando si vogliono rilassare i Loose virano il loro blues verso la psichedelica (Any minute now”). Un disco essenziale per chi si sente profondamente
legato tanto al punk, quanto al blues.
Autore: Vittorio Lannutti