“Lucky hands” sarà ricordato come il disco “pop” di Thomas Brinkmann. Quello in cui sia nei momenti più smaccatamente “dancefloor-oriented”, sia in quelli in cui i ritmi si fanno ben più “rilassati”, il suono è diretto come non mai, epurato da ossessioni sperimentali, e straordinariamente d’impatto.
Rivisitazioni molto personali di certe sonorità anni ’80, interessanti sfumature etniche (molto “subdole”, ovviamente), pregevoli pop songs e immancabili “casse in quattro” come da manuale…tanti input diversi per un risultato sicuramente poco “omogeneo”, ma forse proprio per questo particolarmente intrigante.
Il pulsante electro funk di brani come “Drops”, “Work” (con un riff di synth micidiale!) e “Jacknot” lascia spazio, a metà disco, a seducenti electro-ballad come l’avvolgente “Lucky hands”, la notturna “The more you ignore me the closet I get” (con un testo preso in prestito da Morrissey!) e “Margins” (melodie appena sussurrate su di un downbeat arricchito da spunti percussivi esotici) e a travolgenti cavalcate dalle sfumature dub come “C-Black R”: quattro brani arricchiti dalla splendida voce di Tusia Beridze aka TBA.
E’ proprio la collaborazione con la Beridze, probabilmente, che ha spinto il nostro verso un tale “ammorbidimento” e un interesse inedito verso la “forma canzone”.
Sarà interessante osservare il prossimo passo di Brinkmann. Per ora ci godiamo con piacere la sua lenta mutazione da techno-guru a raffinato autore di elettronica ricca di calore umano.
Autore: Daniele Lama