Un rifugio confortevole nella penombra, una culla fra l’oscurità e la lucentezza dell’anima. La ruvidità distorta di “In Penombra” è lo specchio di una realtà fragile raccontata attraverso la ricostruzione musicale di universi stranianti.
Il nuovo lavoro dei pescaresi buenRetiro è un mosaico inquieto e delicato che si completa con le 12 tracce del disco.
A colpire subito l’orecchio è una sezione ritmica in perenne evidenza e la volontà di creare una “musica da immagine”. I buenRetiro suonano post-rock e lo fanno al meglio; con la loro musica trasportano l’ascoltatore in un viaggio vissuto attraverso lo scorrere di diapositive che trapassano l’anima.
Il suono si trasforma nel corso del disco: apocalittico, ruvido, dilatato fino a che il caos non finisce per diventare padre di lunghi sospiri e di candido calore. Le parole cadono soffici fra le chitarre che piene vanno a tessere le trame sonore splendidamente curate dai buenRetiro.
Un disco profondamente segnato dalla produzione del francese Amaury Cambuzat, fondatore degli Ulan Bator, che ha “tinto di nero” quest’ultima prova in studio dei pescaresi.
Il problema fondamentale di molte band sta nel riuscire a “scacciare” quelli che forse sono i miti di ognuno: nei buenRetiro si sente troppo l’influenza di un Cristiano Godano che ha segnato una generazione di musicisti. Tralasciando questo particolare che in alcuni pezzi risulta essere davvero ingombrante, il disco è ottimo e il livello del songwriting è davvero notevole.
Fra divagazioni psichedeliche, post-rock e linee melodiche sempre ansiose e tese i buenRetiro firmano una quarta fatica che può essere il trampolino di lancio per una band che ha molto da dire. Una band che ha solo bisogno di spogliarsi completamente di quello che ha sentito sulla propria pelle per tanti anni.
buenRetiro – In Penombra | movie press from DeAmbula Records on Vimeo.
Autore: Franco Galato