Sempre fedele a sé stesso, alla propria idea di musica sospesa tra autorialità e pop, Gianluca De Rubertis giunge al terzo disco solista, messe da parte da tempo le esperienze Studiodavoli ed Il Genio, rispetto alle quali il musicista si presenta oggi in maniera più personale, matura, riducendo al minimo i pur gradevoli schematismi retrò lounge d’Oltralpe, che davano stile e colore ma talvolta ne annacquavano il cantautorato, compiendo quest’evoluzione tuttavia senza strappi, in un’ottica di continuità.
Rimane tuttavia l’impressione che Gianluca De Rubertis non abbia raccolto sinora il riconoscimento che merita, appiattito forse nel pigro immaginario di addetti ai lavori e pubblico quale musicista confidenziale, che si ripete, poseur che gioca col passato, Baustelle che non ce l’ha fatta, non riconoscendogli appieno il tentativo di attualizzare la canzone pop italiana classica valorizzandone le bellezze ed il coraggio di rifiutare il comodo, preconfezionato modello standard internazionale. Stesso discorso che si può fare per Mauro Ermanno Giovanardi, Nada, Andrea Chimenti, ovviamente, e finiamola qui.
Sony Music Italia, che pubblica La Violenza della Luce, potrà garantire stavolta distribuzione e visibilità a queste 8 nuove canzoni che iniziano con ‘Voi Mica Io‘, brano inizialmente dal taglio morale che stigmatizza tante ipocrisie della società moderna, giocando con la nomea di “saputello” del nostro, salvo chiudere con un “io, mica voi…” che ribalta le strofe anche in autocritica.
Gli arrangiamenti eleganti, curati, richiamano alla mente tanto il Gino Paoli dei primi 60, Bacharach, Brel, quanto Battiato, e tanto synth pop valvolare quasi ballabile degli anni 80, con la voce da baritono del cantante che carezza e dona profondità malgrado il tono ed i ritmi siano generalmente briosi, talvolta sottilmente ironici (i faglioli a bagno, i negroni sbagliati, la scogliera scopata di sole…).
Generalmente nei testi il cantante leccese mette cura e qualità, ma talvolta sembra voler anche giocare con le parole, scegliendole forse più in base al loro suono che al senso preciso che danno alla canzone, ad esempio nell’affilato, poetico singolo ‘Pantelleria‘, che sa tanto d’Estate, o nella briosa ‘Che ci Facciamo Noi‘, ed in questo modo i brani assumono un tono naif, eccentrico, istintivo, diciamo anche meno controllato; altri momenti topici del disco sono la romantica ‘Solo una Bocca‘ e la conclusiva ‘Dimmi se lo Sai’, entrambe molto La Crus, toccanti, esistenziali e romantiche, che in un Mondo più giusto girerebbero tanto in radio.
Un disco con otto brani, senza l’ombra di riempitivi, un po’ come si faceva tanti anni fa, che richiama l’attenzione su un cantautore italiano che merita massima attenzione.
https://www.facebook.com/gianluca.derubertis
autore: Fausto Turi