Con la spensieratezza dei debuttanti e la dedizione di chi fa le cose maledettamente sul serio, i bresciani Annie Hall ci consegnano un dischetto tanto fresco quanto curato in ogni minimo dettaglio (…a partire dal packaging in simil-stoffa).
Un immaginario pop alimentato da riferimenti cinematografici (il nome della band è ricavato dal titolo originale del film di Woody Allen “Io e Annie”), da suggestioni di folk ruspante (chitarra acustica, banjo e colpi di spazzola nel girotondo di “Ghosts’ legs”), da intonazioni cantautorali alla Sparklehorse (“Hugs & kisses”, “Another age”) e da elettronica low-fi modellata in stampi sonici come fosse plastilina ( “Uncle pig”).
Qualche momento lirico suona appena troppo autocompiaciuto (in “Open 24 hours” e in “Gone for good”) e forse manca ancora il singolo sbarazza-concorrenza, quello che ti costringe a premere il tasto play in modo convulsivo, ma le canzoni già ci sono tutte e il disco sì, gira proprio bene dall’inizio alla fine…!
Autore: Guido Gambacorta