Questo dei Militia non è un vero e proprio ritorno. La band perugina, ancora in formazione originale Bavicchi/Croce/Romualdi, ha ininterrottamente continuato a suonare negli anni, in contesti e ambienti più disparati, nonostante se ne fossero perse un po’ le tracce.
Di sicuro un viaggetto negli inferi, il trio se l’è fatto, altrimenti non è spiegabile il sound di “Namu / Namasthe”, album registrato tra il 2003 e il 2008 edito da Materiali Sonori e completato da “Dathu” che trattasi di una raccolta di brani dal vivo per lo più risalenti agli ottanta, aggiunta a del materiale demo anch’esso risalente all’epoca. “Namu / Namasthe” è un gran bel disco sotto tutti i punti di vista, registrato da umani domiciliati in un’altra dimensione. Oddio, il concetto riprende tantissimo l’evoluzione che alcune band loro contemporanee hanno portato avanti in questo nuovo millennio: jazz, ambient, spoken word, elettronica e brandelli wave, il tutto, in questo caso, suonato magistralmente anche grazie agli ospiti, Nobukazu Takemura, Giancarlo Palombini, Roberto Laneri e il cantante attore Enrico Fink.
Due aspetti vanno rilevati più degli altri in “Namu / Namasthe”: la fortissima vena teatrale, frutto delle molteplici esperienze durante gli ultimi anni di attività della band, e l’ispirazione etnico-religiosa che ha cosparso l’intero album di un fascino meditativo e imperscrutabile. Non poteva, quindi venire alla luce che un mostruoso monolite, suggestivo e misterioso, adagiato su una landa solitaria nella quale si odono mantra a stretto contatto con la sperimentazione in perpetuo progresso e svolgimento. Una conseguenza logica in considerazione del fatto che in passato la band ha scelto collaborazioni con maestri dell’improvvisazione: lo “Yeti” Chris Karrer degli Amon Duul II, e Blaine L. Reininger dei Tuxedomoon, tra gli altri. Sebbene la New Wave italiana, resterà per sempre nella storia come l’underground dell’underground e nonostante i limiti linguistici e culturali che per decenni ci hanno disgraziatamente distanziato da un certo tipo di rock, vale la pena evidenziare che ci sono state band nostrane che, nel tentativo di eguagliare quanto d’importazione, sono state costrette spingersi ai limiti estremi del filone. Ciò ha permesso ai Militia di non fallire un colpo da “Dunarobba” a “Namu / Namasthe + Dathu”.
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Autore: Luigi Ferrara