I Papercuts di Robert Quever passano all’etichetta Sub Pop, per questo quarto album, che nella copertina ci propone suggestioni sixties, e nei suoni ricorre, unitamente a chitarra, tastiera, basso e batteria, ad un arsenale di strumenti ricercati e demodè, come autoharp, mellotron, moog, echoplex e nastri analogici.
E’ un disco molto ispirato, Fading Parade, e da esso emerge un’atmosfera precisa – romantica, sognante, shoegaze e retrò – portata avanti in maniera strategica nell’arco delle 10 canzoni, senza picchi precisi, malgrado per la scelta di un singolo promozionale c’è solo l’imbarazzo della scelta, che nel frattempo è ricaduta su ‘Do you really Want to Know’, che sarebbe piaciuta tanto ad uno come Arthur Lee (Love), ma commercialmente sarebbe andata bene anche ‘Winter Daze’, molto Wolf Parade, o su ‘Do what you Will’, nello stile degli Arcade Fire.
Robert Quever (voce, chitarra), autore come al solito di tutti i brani, è affiancato da David Enos (tastiera, autoharp), Graham Hill (batteria) e Frankie Koeller (basso), e ha accettato la proposta della Sub Pop di incidere quest’album in maniera più professionale del solito – i 3 dischi precedenti erano stati incisi e mixati nello studio privato di Quever in San Francisco, stavolta invece ci si è spostati presso i The Angar, in Sacramento, con Thom Monahan (Beachwood Sparks, Au Revoir Simone, Vetiver, Tussle) – e ne è uscito un dream pop delicato, dai suoni zuccherosi e psichedelici, con la voce del cantante confusa in una sottilissima eco che rende il lavoro adatto ad un film sui fantasmi, ed un brano barocco e sognante come ‘I’ll See you Later, I Guess’ è tremendamente rappresentativo dell’intero repertorio della band, in questa fase, sia per l’enorme potenziale pop, sia per l’estetica ricercatissima. Assieme ai Morning Benders e ai Beach House i Papercuts ci sembrano i campioni di questo tipo di musica, al momento.
Autore: Fausto Turi