Ci sono album che hanno il potere di provocare, al mio primo ascolto, un senso di vertigine, di trasportare gli ascoltatori indietro nel tempo e nella musica. The Ash & Clay del duo Californiano The Milk Carton Kids è, senza dubbio, uno di questi. Chiudete gli occhi e provate, ad esempio, ad ascoltare The Jewel Of June e dite se non vi sembra di vedere Dustin Hoffman e Katharine Ross fuggire sul duetto rosso fiammante o Simon and Garfunkel cantare a Central Park in una calda notte di settembre.
The Milk Carton Kids sono nati per caso circa due anni fa. Kenneth Pattengale e Joey Ryan si trovavano ad un bivio delle loro rispettive sfortunate carriere soliste e sarà stato il profondo senso di frustrazione a buttare l’uno nelle braccia dell’altro. La crescita del duo nel corso dell’ultimo anno e mezzo è passata attraverso mille serate nei locali della West Coast, i concerti d’apertura per band come Old Crow Medicine Show, Punch Brothers, The Lumineers e due album autoprodotti.
La formula magica, quella che, in questi giorni, li ha posti sotto i riflettori della scena musicale d’oltreoceano, è venuta così quasi per caso:<<Eravamo tutti e due ad un punto in cui penso eravamo pronti per qualcosa di diverso, e non abbiamo mai veramente saputo cosa fosse fino a quando ci siamo incontrati. E’ stata una cosa che è accaduta molto velocemente e dove ci siamo influenzati a vicenda rispetto alla modalità di immaginare le canzoni, di immaginare l’armonia e la melodia, di scrivere i testi e il modo in cui eseguirle. Le canzoni che abbiamo realizzato in precedenza come solisti sono state rese nella loro forma più basilare, con le chitarre e le voci. Credo che il cambiamento fondamentale per entrambe le nostre carriere e le nostre vite sia rappresentato dal nostro incontro>> (Joey Ryan).
La certezza che qualcosa stesse effettivamente cambiato, i due devono averla avuta una sera a Portland, quando, dopo un concerto, si è avvicinato loro il regista Gus Van Sant, rimasto talmente impressionato dalle canzoni ascoltate da volerle usare alcune nel suo prossimo film. Una cosa simile il regista l’aveva già fatta nel 1997 per Will Hunting – Genio ribelle, quando aveva chiesto l’utilizzo di alcuni brani dell’allora semisconosciuto Elliott Smith, vicenda che si era conclusa con la nomination all’Oscar di Miss Misery come miglior canzone originale.
Inutile dire che era una occasione da non lasciarsi scappare e così sono nate The Jewel Of June, Snake Eyes e The Ash & Clay che hanno avuto un posto di rilievo in Promised Land, una storia intensa scritta da Matt Damon e John Krasinski ed interpretata dallo stesso Damon con Frances McDormand.
Se i primi due album, che potete scaricare gratuitamente dal sito ufficiale del duo, sono le tappe naturali di una percorso di crescita, The Ash & Clay rappresenta davvero la piena maturità: la capacità di creare canzoni che sono allo stesso tempo intime e potenti, agrodolci e malinconiche. Quella dei The Milk Carton Kids è una formula semplice e familiare che ha riferimenti popolari come Jayhawks, Everly Brothers e naturalmente Simon and Garfunkel, ma che è tutt’altro dalla pallida imitazione del passato.
Ryan & Pattengale mettono inoltre in mostra qualità tecniche davvero eccelse: le armonie morbide, il fingerpicking chitarristico che lascia a bocca aperta per leggerezza e varietà di soluzioni, le voci che intrecciano e si sovrappongono al punto tale da sembrare una entità unica. Basterebbe questo, ma i due posseggono, attraverso i loro testi, anche una straordinaria capacità di esplorare, in maniera sottile e profonda, sia la quotidianità più immediata sia il senso di questo nostro tempo instabile e confuso.
Prendete, ad esempio, i protagonisti di The Ash & Clay che lottano per rimanere a galla tra le rovine industriali di un sogno americano andato storto: <<The swing sets are empty like dirt turned the dark of the night/the center of this town it used to whirl in the glow of twilight/it might look like God’s away with all the trouble these days/we‘ll come home before the girls are grown/we’re coming home tonight what, oh, have we done to run this country into such a sight/stolen from our brothers like we couldn’t find a fair enough fight/you wait on promise you will say/won’t forsake the ash and clay>>. O la prospettiva narrativa di Hope Of A Lifetime con al centro l’umanissima ricerca di una propria identità personale: <<While I pray for Promised Land/To replace all I have made/Darkness steals the light I bear/And the hope of a lifetime fades/The hope of a lifetime fades/In the newfound reverie/Of quiet peace I found/Freedom comes from being unafraid/Of the heartache that can plague a man>>.
The Ash & Clay è un album potente e le sue canzoni, in attesa di una primavera tarda ad arrivare, scalderanno le mie malinconiche giornate. Ma se amate anche voi la musica popolare, allora questo è anche il vostro biglietto per la felicità.
autore: Alfredo Amodeo
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