Al quinto disco, di cui quattro su Sub Pop, i Pissed Jeans, dalla Pennsylvania, sono ormai una realtà più che affermata nell’indie-rock d’oltreoceano. Co-prodotto con Lydia Lunch, questo disco, rispetto ai precedenti, si differenzia in quanto ha un afflato meno punk del solito. Il sound nel complesso è più teso e il cantante in alcuni momenti si lascia andare a spoken word. Tuttavia non si tratta di un cambio radicale dato che alla fine dei conti i dodici brani in scaletta conservano l’aura noise e le schegge punk, nonchè l’irruenza hard-core e la tensione del post-punk con la velocità del r’n’r.
Nell’iniziale “Waiting on my horrible warming” il quartetto ci porta in zona Killing Joke ma come sempre con un cantato biasciato e da psicotico strafatto.
“The bar is low” ha un’aria scandinava ed evoca gli Hives, niente a che vedere con il noise e gli stop’n’go di “Ignorecam”. Quando vogliono arrotolare il sound e renderlo rocambolesco e tirato, portando l’ascoltatore verso quello che possiamo ritenere il classico sound dei PJ, si esprimono come raffica di schiaffi improvvisi, specialmente in “Cold whip cream”.
“I’m a man” è uno spoken che evoca Henry Rollins ed è brano dotato di una ritmica continua e ancestrale, non molto lontana da quella presente in “Not even married“.
Il brano migliore di questo album è “Have you ever been furniture” che fa i paio con “Worldwide marine asset financial analyst”, martellante e incessante incrocio di post-hc, no wave e noise. Cosa chiedere di più?
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autore: Vittorio Lannutti