A trent’anni dal ’77 e ad oltre sessanta dalla Liberazione dai nazi-fascisti, per fortuna che c’è ancora chi, in modo del tutto personale e non meno geniale, ha ancora voglia di rielaborare, se non esorcizzare, i fantasmi che sono stati come una spada di Damocle sulla testa dell’Italia. La Fuzz Orchestra, nata nel 2005 come progetto parallelo dei Bron Y Aur, di Luca Ciffo (chitarra e voce), Fabio Ferrario (manipolazioni analogiche) e Marco Mazzoldi (batteria), per certi versi sembra riprendere lo stesso approccio politico interrotto dai Cccp, per la necessità di mantenere fresca una certa memoria storica e per i singulti psicotici. In questi otto brani la Fuzz Orchestra non canta, ma preferisce esprimersi attraverso dei cut up, tanto illuminanti, quanto agghiaccianti, trattandosi di brani di film, di interviste o di registrazioni sia sulla morte di Mussolini (“Il potere”), sia sulle Brigate Rosse (“Agosto 80”). Musicalmente poi il trio si dipana spesso su una lunga linea noise, inframmezzata da una ritmica ossessiva, che si dirige tanto verso le strade perdute di lynchiana memoria (ancora “Agosto 80”), quanto verso un noise nevrotico ed acido, che esprime un malessere psico-fisico (“Noscomic”). Intriganti poi sono i tentativi di rileggere il train’blues di una “Omissis” tiratissima e soprattutto il delirio cosmico fuzz-noise-grunge di “Eclissefuzz”. Ottimo esordio soprattutto perché la Fuzz Orchestra ha dimostrato che si possono riprendere tematiche importanti, anche in modo non accademico, ma con un approccio essenzialmente punk.
Autore: Vittorio Lannutti