La band dei fratelli Severini continua a riportare tutto a casa. Sono ormai più di dieci anni che il suo pubblico aspetta un disco di soli pezzi inediti, ed invece il duo continua a sfornare dischi nei quali omaggiano sé stessi, i loro compagni di viaggio ed i padri spirituali, come in questo caso, il cui tema portante è la Resistenza.
Ormai Sandro e Marino Severini si sono totalmente identificati nel ruolo di cantastorie, più o meno rock, riproponendo i veri valori da cui è nata la nostra Costituzione, che fuor di retorica è una delle più belle al mondo, proprio perché ha le sue radici nella Resistenza.
“La rossa primavera” è molto rock, o meglio è uno dei più dischi di cantautorato rock degli ultimi anni prodotti in Italia, con il solo difetto che ci sono moltissime cover ma ottimamente arrangiate. A partire da quel “Fischia il vento”, reso in maniera dura e decisa, come era il passo dei partigiani, passando per quella “Dante Di Nanni” degli Stormy Six, che i Gang hanno ulteriormente dilatato.
Tra i quindici brani poi ci sono due cover di grandi cantautori come “Su in collina” di Guccini e “Le storie di ieri” di De Andrè e De Gregori. Tornando alle canzoni della Resistenza colpisce ed emoziona “Pietà l’è morta” di Nuto Revelli, che fu uno dei primi partigiani del cuneese nonché padre di Marco, grande intellettuale di sinistra.
Dal loro repertorio la Gang ha ripreso “Eurialo e Niso”, “4 maggio 1944”, “La pianura dei 7 fratelli” e “Aprile”. Il brano più folk è il tradizionale “La brigata Garibaldi” e quella che forse fa più riflettere è “Pane, giustizia e libertà” di Massimo Priviero, ispiratagli dalla reale vicenda di Nuto Revelli. Non sarà un disco di canzoni nuove, ma in questa fase storica è indispensabile, perché mai come ora bisogna resistere a postfascisti, liberisti e leghisti.
Autore: Vittorio Lannutti