La musica dei Madcaps è coraggiosa e nient’affatto facile. Il loro nome richiama la psichedelia di Syd Barrett (dal titolo di uno dei suoi album solisti), ma forse più che l’ispirazione floydiana negli italianissimi Madcaps (sei ragazzi che vengono tutti da Imola) conta una certa tradizione di musica alternativa rigorosamente nostrana, si pensi ai CCCP a cui sicuramente questi Cappelli Matti devono molto.
E’ certamente una band promettente, qui arrivata al suo primo “disco” dopo una serie di demo e di collaborazioni e colonne sonore per progetti che vanno a coinvolgere anche l’arte e l’ispirazione visiva. Ed infatti attraverso testo e musica i Madcaps pare che tentino quasi di dipingere quadri, di coglier squarci visivi di realtà rendendoli su un piano che visivo non è. La loro musica crea suggestioni, atmosfere, non cede alla moda ma non rinuncia a quel tanto che basta di melodia, e i testi sono sicuramente accattivanti, mai banali. In questo album cercano di ricostruire immagini di tempeste di vento (Giorno di Vento, il solo singolo fin qui estratto dall’album) o di deliri mentali (Rumore, Come uno Specchio, Diverso) e seguono la scia dell’allucinazione e/o dell’evocazione, senza scadere però in sperimentalismi fini a se stessi.
L’armonia è ben sorretta dal set di basso e batteria, e la chitarra fortunatamente non eccede in protagonismi sterili, ma è sempre puntuale e precisa quando si tratta di creare atmosfere. Forse la voce, mai davvero cantata, lascia un po’ a desiderare, ma in fondo è quello che serve per una musica del genere, dove non si cerca certo la melodia del bel canto.
Meritano dunque una citazione sicuramente positiva, anche perché in un territorio musicale come quello italiano dove diventare famosi facendo musica di qualità è quasi vietato dalla legge, purtroppo questi ragazzi difficilmente raggiungeranno il successo, se, come sembra, non hanno intenzione di cedere alla legge del profitto e della pubblicità. E dato che suonano insieme da diciotto anni, non pare che abbiano intenzione di cambiare direzione. Meglio così, perché il vero caso sospetto nella musica italiana è l’avere successo, coi tempi (musicali e non solo) che corrono.
Autore: Francesco Postiglione