La danese Bad Afro Records, baluardo di cultura garage psych, benedice il nostro paese includendo nel suo roster il fiorentino Trip Hill (al secolo Fabrizio Cecchi) e il suo Ain’t Trip Ceremony, orgia di declinazioni e linguaggi del verbo psichedelico di altissima qualità enciclopedica. Si tratta di diorami space rock che prendono forma da mesmerismi kraut, di perverse trame hard garage sviluppate in spirali concentriche e di scivolose gallerie culminanti in universi trippy e freakedelici. Rituali mistici in cui si possono trovare riferimenti a Loop, Spacemen3 e Sun Dial, Neu, Can e Amon Düül, Hawkwind, Ozric Tentacles e Goblin. Se Julian Cope sentisse quest’album forse ricomincerebbe a scrivere.
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autore: A.Giulio Magliulo