autore: Vittorio Lannutti
Un po’ punk, un po’ lirici, ma anche un po’ metal, e perché no anche post-rock. Questo sono gli Aedi, quintetto maceratese, che ha già all’attivo un cd e due Ep.
Con una voce femminile in grado di spaziare da melodie dal sapore orientale a momenti salmodianti, gli Aedi procedono miscelando di tutto … un po’.
Il risultato alla fine è gradevole, sarà per la produzione di Alexander Hacke che ha lavorato con gli Einsturzende Neubauten, fatto sta che nei nove brani si coniugano bene generi apparentemente inconciliabili.
In “Idea” recuperano la percussività de Les Tambour du Bronx e il latinismo di David Byrne passando per tonalità giapponesi, mentre in “Tomaz” il registro stilistico è di tutt’altra natura in quanto il quintetto parte col binomio voce – pianoforte per poi passare ad un’intensità rock degli anni ’70.
Nei quasi otto minuti e mezzo di “Prayer of wind”, invece, c’è spazio per schegge di punk per momenti psichedelici e per un elettronica house, ma il finale è dedicato a sonorità decisamente rock.
Gli Aedi hanno così dimostrato di saper coniugare, senza prendersi troppo sul serio, i generi musicali a disposizione e hanno dimostrato che conciliarli non è poi un sacrilegio.