Richard Hawley si è dato da fare in campo musicale. Qualcuno lo ricorda agli inizi degli anni Novanta con i Longpigs, qualcuno a fine decennio con i Pulp, gruppo che ebbe decisamente miglior sorte rispetto al primo. I più curiosi, invece, hanno letto il suo nome nelle collaborazioni con gli addetti ai lavori del pop internazionale o nelle più recenti avventure con Elbow e Arctic Monkeys. Ha messo lo zampino persino nella fantasiosa colonna sonora del film “Romeo + Juliet” di Baz Luhrmann, giusto per precisare chi è questo romantico tenebroso britannico.
“Truelove’s Gutter” è il suo nuovo concept album, il sesto lavoro da solista. Otto lunghe tracce che presentano un Hawley a luce spenta, in una versione decisamente più acustica rispetto ai precedenti episodi. Otto ballate che probabilmente non vi entusiasmeranno al primo ascolto, ma che vi torneranno utili alla prima cena a lume di candele. Un bell’ascolto che pecca nel non scavare troppo a fondo con una voce che potrebbe graffiare molto di più e lasciare dunque un segno indelebile. Al quarantaquattrenne Hawley resta comunque il piglio dei cantautori d’oltreoceano che esplode come nel brano d’apertura “As the Dawn Breaks” o in “Don’t Get hung Up in Your Soul”. Una serata romantica che si chiude con “Don’t You Cry”, ma che – come tutte le serate romantiche – ricomincerà dalla prima traccia.
Autore: Micaela De Bernardo