Ci può essere “saudade” anche in un disco post-rock. Non c’è bisogno di cimentarsi in una bossa nova agrodolce, per esprimere quel particolare mood che sa di nostalgia e malinconia, che è difficile da descrivere con altre parole, ma di cui nessuno di noi può considerarsi immune. Post rock, poi… mai definizione fu meno esauriente per definire il contenuto di un disco. “Obrigado Saudade”, infatti, si pone trasversalmente rispetto ai generi musicali, utilizza il linguaggio del jazz come quello del pop d’autore, intreccia percussioni etniche e suoni elettronici. E’ un disco da fine estate. Caldo ma non opprimente, come un tramonto settembrino. In apertura troviamo la voce di Kristín Anna Valtýsdóttir (Múm), come sempre timida, sussurrata, sulle note leggere di “Two three, fall”. La lunghissima (undici minuti) “Mystery Brethren”, tra morbidi groove puntellati dal vibrafono ed estatici squarci di space-rock, mette in luce le doti di Adam Pierce, arrangiatore sempre più raffinato. “Focus on a roller coaster”, bellissima, esplode in mille colori attorno alla voce sommessa dello stesso Pierce. Una chitarra acustica suonata con vigore, ritmo jazzy in punta di piedi, e le dita che scorrono su e giù per la tastiera reiterando scale ipnotiche…come trovarsi su una ruota panoramica. “Wave greeting”, con la batteria in primo piano, richiama il suono dei Tortoise, più volte citato da Pierce anche in passato. “Milton Road” è uno struggente dialogo tra una chitarra acustica ed un’altra iper-distorta, che crea squarci sonori in un clima di crescente tensione. Ancora ammalianti ricami di chitarre in “Out of the freedom world”, su tonalità altissime, con note che suonano quasi come gocce di pioggia, mentre dietro ai tamburi si destreggia un certo Doug Scharin. Un disco di gran classe, ideale per sciogliere il ghiaccio di un inverno che non ne vuole sapere di far spazio alla primavera.
Autore: Daniele Lama