Dannati e rumorosi. I Lucertulas , nonostante, diversi cambi
di formazione, pubblicano il secondo album. Il suono prodotto da questo trio è frastagliato e devastato, accomunato solo dal filo conduttore di un rumore, mai fine a se stesso, ma attorno al quale i tre strutturano tutto il loro suono. Spesso deragliano per il solo gusto di farlo e per vedere se c’è qualcosa che li possa contenere, sbandando tra l’hardcore, il noise, il post-core e l’ambient-noise. Penserete voi, ma che sta dicendo questo, eppure si, oggi se si rimiscela di tutto, perché non cercare anche lo strano equilibrio tra questi due generi? I Lucertulas lo fanno bene su “On rough sea“?. Tuttavia, in effetti, parlare di equilibrio è azzardato, dato che dopo una lunga coda ambient, su “On rough sea” il trio di Vittorio Veneto esplode con un noise sferragliante. Prodotto da Giulio Favero, oramai sempre più sulle orme di Magistrali, nella produzione del miglior indie-rock italiano, “Tragol de rova“, dura meno di mezz’ora, ma l’intensità vi assicuro è tanta. I riferimenti sono soprattutto ai gruppi del noise siciliano (Uzeda e Theramin), agli ultimi Black Flag e agli stessi One Dimensional Man, soprattutto quelli dei primi due lavori, in particolare nella parte ritmica di “Partum“. Spaziano anche nel post-core più tirato nella roboante “Tintinnio” o nel noise sbilenco, in perfetto stile Arab on Radar, in “Roulette“.
Autore: Vittorio Lannutti