Ben spiazzante, la svolta acustica di Egle Sommacal, chitarrista dei gloriosi bolognesi Massimo Volume e dei francesi Ulan Bator, ma anche autore di dischi solisti minori da quasi 15 anni, e viene da chiedersi con curiosità se si tratta di prova occasionale, o davvero solida al punto di aprire nuove prospettive anche future ad un autore che troppo spesso lavora come sessionman in studio – ad esempio con Moltheni e Lalli – e raramente si presenta con materiale suo.
In ‘Legno’ vi sono otto tracce suonate con la sola sei corde acustica, senza sovraincisioni, e si procede così per una durata di 39 minuti. Accordi di settima e settima diminuita, tempi in levare, splendidi virtuosismi, arpeggi e fingerpicking che disegnano rag time piacevoli ma talvolta simili tra loro, corde enfaticamente stoppate col polso destro, per un disco che, forse, sarebbe stato più efficace concepire e portare avanti come un più breve ep.
Malgrado il calore che infatti emana da alcune di queste tracce, peraltro suonate tutte con tecnica indiscutibile e composte nel rispetto dei canoni del rag time degli anni 30-40, con numerosissime aperture di modernità, ‘Legno’ non riesce competamente, e per tutta la sua durata, a catturarci sul serio e fino in fondo.
Scatta facilmente il paragone tra Sommacal e Jeoff Farina, altro valido chitarrista ex Karate che di recente si sta dedicando ad una analoga produzione solista acustica minimale, ed è facile immaginare che una prova live di Sommacal, con questo nuovo repertorio, sarebbe molto coinvolgente; ma ‘Legno’ non credo possa aprire grandi prospettive future, così rimane bello ma da prendere senza entusiasmi eccessivi. Buona però l’idea di alternare regolarmente rag time vivaci, con pezzi più lenti un po’ nello stile new age di Michael Hedges.
Come racconta lo stesso Egle, le registrazioni sono avvenute negli studi del bravo chitarrista Asso Stefàna, ma per qualche traccia poi è stata scelta la precedente versione demo che suonava più coinvolgente e informale. Ecco infatti il solito rischio di suonare stucchevole, quando si incide in studio un disco intero con la sola chitarra acustica, rischio qui evitato ma per poco.
Autore: Fausto Turi