Quando si dice “fare di necessità virtù”! I tre membri dei Passe Montagne vivono a grande distanza l’uno dall’altro – Samuel Cochetel in Francia, Gilles Montaufray in Colombia, Julien Fernandez stabilmente stanziato a Pescara – e in quei rarissimi momenti nei quali riescono a ritrovarsi tutti insieme, non esitano un attimo ad imbracciare le chitarre e ad impugnare le bacchette per scaricare tutte le proprie energie creative su corde e pelli. Ecco quindi che “Oh my satan”, il loro secondo disco dopo l’esordio “Long play” risalente a tre anni fa, è una fiammata noise-rock che si consuma in 21 minuti attraverso 12 lampi improvvisi. I Passe Montagne prendono d’assalto le forme geometriche dei Don Caballero, ora edificandoci sopra una solida costruzione alla Battles (“Tractor operator”), ora – più spesso – smantellandole del tutto in segmenti e curve hard-rock tracciati dal righello degli AC/DC e dal compasso dei Led Zeppelin. Uno sviluppo senz’altro interessante questo, perché di fronte ad un progressivo impoverimento di idee riscontrabile in tanti dischi math-noise delle ultime stagioni, il futuro di tale genere musicale potrebbe essere brillantemente garantito – concedetemi questo apparente ossimoro – proprio rivolgendo lo sguardo al passato.
Autore: Guido Gambacorta