Attivi da oltre un decennio, ma con poche emissioni discografiche all’attivo, giungono finalmente al debutto sulla lunga distanza i Deadpeach. Un nome destinato a diventare un culto della scena psichedelica europea. Nelle sette tracce compresse nei 37 minuti di “Psycle” il terzetto italiano dimostra di avere fatto sua la lezione di Nebula e Fu Manchu con un suono che, se pecca in originalità e a volte nelle soluzioni vocali, colpisce comunque per l’ottima fattura dei brani e per capacità evocativa. Racchiuso nell’ennesima copertina visionaria del collettivo Malleus, “Psycle” si apre sulle note di “Orangebuzz”, un robusto esempio del migliore suono del deserto, mentre “Dewo” – che ricorda in certi passaggi i nostri That’s All Folks! – si inoltra in territori più dilatati e psichedelici, così come la successiva “Silver House”. I quasi nove minuti di “Benares” sono un allucinante trip lisergico nei meandri della nostra mente immaginifica, mentre “Family and Lies” è un monolite fuzzato. E se “In The Power of The Road” non fa altro che confermare la cifra stilista della band, la conclusiva “Stars” si staglia come un attimo di calma meditativa dopo mezz’ora di tempesta elettrica.
Autore: Roberto Calabrò