Cosa ci si aspetta quando si compra un disco come quello dei Guther, o un qualsiasi altro titolo del catalogo Morr Music sfornato negli ultimi anni? Ci si aspetta melodie dolcissime tendenzialmente malinconiche, suoni melodiosi tendenti allo zuccheroso, ritmiche (elettroniche, ma anche no) rassicuranti e lineari. E nessuna sorpresa.
Se è questo ciò che cercate, allora “Sundet” non vi deluderà. Undici canzoni indie-pop delicate (anche se di tanto in tanto spuntano fuori momenti più “movimentati”, inebrianti come l’acqua frizzante) sussurrate dalla bella voce di Julia Guther: strutture semplici – basso, chitarra (a volte addirittura distorta!), batteria, qualche flauto, misuratissimi suoni elettronici – e, come dicevo prima, assolutamente niente che possa lasciarvi sorpresi. Nessun guizzo, nessuna trovata originale, niente che possa turbare gli ascoltatori beati nell’ascolto di un disco dai toni rassicuranti. Nessuno oserà dire che questo disco fa schifo (perché obiettivamente non è così), ma l’unico aggettivo possibile – ancora una volta, sigh! – è: “carino”. Che a volte, credo, può essere ancora peggio.
Autore: Daniele Lama