Nel 1977, proprio mentre i punk avanzavano a spallate per spazzare via tutto, a cominciare dagli odiati gruppi progressive rock che intanto sparivano dalla mappa uno ad uno o si riconvertivano al pop e alla new wave, ecco che in Canada – in totale controtendenza – si formavano i Saga, apparentemente gruppo progressive fuori tempo massimo ma in realtà uno dei primissimi gruppi del fenomeno neo-proressive degli 80 assieme ai connazionali Rush, che a differenza loro avevano vissuto anche l’età d’oro del prog, e alle band britanniche Marillion, Pendragon, Asia e Pallas.
Rimasti prevalentemente un fenomeno nordamericano – con un’importante enclave di fan in Svezia – i Saga, tra cambi di formazione, sterzate di volta in volta più metal o pop e un’ispirazione altalenante sono tutt’oggi in attività, con un pubblico talmente fedele da aver sabotato lo scioglimento annunciato dalla band due-tre anni fa.
Ed ecco dunque questo ventitreesimo disco in studio, cui va aggiunta una decina di album ufficiali dal vivo, che ha un taglio prima di tutto celebrativo in quanto composto da riletture in chiave acustica del repertorio della band, ma per chi non conosce i Saga può essere ad ogni modo un buon viatico per approcciarli.
Dodici brani storici dunque, tra i quali ‘Wind him Up‘, ‘Say Goodbye to Hollywood‘ e ‘Tired World‘, eseguiti con una formazione che ospita per l’occasione anche un violino ed un violoncello con l’obiettivo di mantenere la densità e la complessità delle trame prog melodiche anche in questa veste.
La suggestiva copertina di Symmetry introduce canzoni immaginifiche, che declinate in acustico prendono una piega cameristica e barocca, in piena onda prog folk anni 70 stile Gryphon, Jethro Tull e Osanna – soprattutto i brani ‘The Right Side of the other Hall’ e ‘The Perfect Time to Feel Better’ – che alcuni potrebbero preferire alle prolisse e funamboliche versioni elettriche originali.
‘Images’ è un momento di grande suggestione genesisiana in cui la danza antica, articolata e fatata, fa pieno centro in questa declinazione acustica; in qualche altra occasione – ‘The Pitchman’, ‘Tired World’ e le insipide ‘No Regrets’ e ‘Always There’ – si avverte una chiara mancanza di spinta, trattandosi di brani originariamente composti per una veste rock, e qui il disco finisce per “sedersi” un po’ troppo.
Il tipico manierismo tastieristico dei Saga trova, in questa circostanza, un’interessante alternativa nei duetti tra il violino ed il clarinetto del componente storico Jim Gilmour, mentre il cantante Michael Sadler, a suo agio nei passaggi più articolati, mostra invece chiari limiti quando c’è da alzare i toni.
La chitarristica ‘Wind him Up’ del 1981, condotta dai fratelli Crichton, è un’altra vetta del disco, con una struttura circolare e variegata che richiama i King Crimson, e indirizzata verso un finale molto ‘Kashmir’ degli Zeppelin.
Malgrado in Italia non abbiano seguito, sia chiaro che con i Saga stiamo parlando di una band AOR che in carriera ha venduto circa 7 milioni di dischi nel Mondo, ispiratori – ok si, qualcuno direbbe: “colpevoli”! – della nascita del prog metal di Queensrÿche, Fates Warning, Dream Theater e Stratovarius.
Al netto del senso celebrativo e di qualche sporadico passaggio a vuoto, ‘Symmetry’ è ad ogni modo un buon disco di prog moderno, da ascoltare senza pregiudizi.
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autore: Fausto Turi