Salvo Mizzle, nome d’arte di Salvatore De Padova si pone in quella fascia di cantautori ‘rock’ italiani troppo dotati per restare lì in disparte in un angolo a guardare quello che succede senza fare qualcosa, muoversi, tentare anche la carta della donazione Musicraiser e così via.
Fa molto bene, poiché di casi e di dischi di cantautori più o meno esordienti che restano purtroppo anonimi ed isolati o in balìa del sogno di un talent ne abbiam fin troppi.
Ecco dunque una seconda raccolta di canzoni dopo Via Zara del 2013, che gode della presenza di qualche nome conosciuto anche da un pubblico più vasto come quello di Nicola Manzan (Bologna Violenta).
Le influenze che si evidenziano in Belzebù Pensaci Tu sono molteplici e questo è il grande pregio e il grande limite del disco, ma ad onor del vero è lo stesso Salvo che ci avvisa quando descrive l’album dicendo che “può trasmettere una sensazione di smarrimento ma che in verità sa esattamente di cosa sta parlando”.
C’è il folk oscuro e cantilenante di Cesare Basile, la soave leggerezza di Niccolo Fabì che si fonde con le pulsioni più rock del Gazzè di Contro un’Onda del Mare; ci sono similitudini con i contemporanei Colapesce e Brunori Sas e fusioni di universi mainstream alla Luca Carboni con quelli underground dei Non Voglio che Clara.
E poi ci sono ancora belle cose come chitarre acustiche e armonici da weird folk un po’ bislacco alla Giant Sand e qualche esuberante parentesi technopop. C’è perfino spazio per un onirico viaggio post-rock psichedelico.
Insomma, c’è davvero tanta roba qui! Troppa. C’è materiale e spunti per farne almeno tre di album, ma tre album belli! Più focalizzati e concisi, più omogenei. Sarà colpa di questa benedetta vulcanicità meridionale, di questa generosa spontaneità, ma che peccato sarebbe non emergere per un’ingiusta accusa di mancanza di visione d’insieme: così tanto talento non la meriterebbe.
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autore: A.Giulio Magliulo