Alla fine dell’anno è arrivato quello che per il sottoscritto è l’album del 2009. “The sound the speed the light”, il quinto lavoro dei bostoniani Mission of Burma è ciò che mancava da un po’ di tempo: punk noise diretto, senza fronzoli ed immediato, proprio come pretende la migliore tradizione punk. Da quando sono rinati, da quel fenomenale album che è “OnoffOn”, seguito dall’ancor più bello “The obliterati”, i Mission Of Burma sono più aggressivi che mai. A differenza di molti loro coetanei che con l’età hanno placato la loro irruenza loro l’hanno mantenuta ben salda e in sedici anni – tra “Forget” e “OnoffOn” – questa tensione l’hanno covato sotto la cenere dei loro nervi fino a farla esplodere. In questo lavoro il gruppo di Boston, sempre con Bob Wetson come ingegnere del suono, continua a dare lezioni di punk-noise con rasoiate e ritmiche serrate, lasciando pochi momenti all’intimità e con la sei corde sempre pronta a dare fendenti taglienti su base ritmica che scandaglia il ritmo tra pattern sincopati. I 42 minuti circa di “The sound the speed the light” scorrono una meraviglia, rendendoci consapevoli della vera essenza del suono, della velocità e della luce. In pratica da “White light/White heat” dei Velvet Underground a quest’ultimo lavoro, passando per Shellac, Fugazi e Sonic Youth. Credo che i Mission Of Burma hanno trovato la quadratura del cerchio del noise.
Autore: Vittorio Lannutti