Se la recensione di un qualsiasi album lega strettamente le proprie caratteristiche alle competenze dell’autore, un’eccezione si può fare sicuramente per ciò che riguarda gli Arctic Monkeys .
Il loro disco “Whatever people say i am,that’s what i’m not”, è un disco fatto di proprietà oggettive inoppugnabili, fatto di forma e numero, senza odore né colore; non serve nessun esperto, né alcuna competenza particolare, basta saper ascoltare o quantomeno sentire.
Sul pianeta Arctic Monkeys non esiste alcuno strumento elettronico ed è come se a Sheffield fossero appena arrivati i primi distorsori per chitarra, la formula è questa.
Dalle reazioni che hanno le persone al primo impatto con le sonorità degli Arctic Monkeys si può già veramente capire quanto la loro musica sia diretta, e quanto poco serva per creare un prodotto così puro e semplice che allo stesso tempo si dimostri forte e deciso.
E poi, sapere che questo gruppo ha riscosso enorme successo ancor prima dell’uscita del loro album, fa proprio piacere,perché è nuovamente dimostrata la tesi che vede nelle nostre mani il vero potere della divulgazione musicale e l’industria discografica non ci può fare proprio niente, perché loro sì, hanno i soldi, ma noi abbiamo internet, e poi lo dicono anche i Pooh :“Chi fermerà la musica?”.
Questo disco dovrebbe essere sconsigliato, con tanto di bollino del tipo “sconsigliato ad un pubblico non adulto”, a tutti gli “espertoni” di musica a cui piace valutare i dischi con altezzoso sdegno, perché ciò che ci fa ricordare questo disco è che “bene bene, male male”, la musica rimane sempre la più rudimentale forma di espressione a nostra disposizione da sempre.
Una volta appiccicato il suddetto bollino, accendete lo stereo, mettete su il disco dei monkeys e date sfogo alle reazioni più incondizionate del vostro corpo, che risponderà di conseguenza.
Autore: Alessandro Esposito