In questi giorni sono combattuto. Non so se a prevalere sia la gioia di essermi trovato tra le mani un vero e proprio tesoro come Croweology o lo sconforto per la notizia per la decisione dei fratelli Robinson di prendersi una pausa a tempo indefinito. Nel 2002 era già accaduto qualcosa di simile sfiancati da droga, alcol e litigi fra fratelli, poi i ragazzi di Atlanta avevano riscoperto il gusto di suonare insieme ed erano arrivati a regalarci lo scorso anno un vero gioiello come Before The Frost…Until The Freeze, registrato dal vivo, tra le innevate montagne di Woodstock, nello studio di Levon Helm.
Non so dirvi perché, ma oggi invece prevale l’impressione che il gruppo sia arrivati all’ ultimo valzer. Una cosa è certa tuttavia i Corvi Neri, come i grandi ci lasciano al loro apice, dopo aver trovato la via migliore per esprimere al meglio le loro idee. Ed è nella consapevolezza di documentare un momento magico e forse irripetibile che è stato pubblicato Croweolgy un disco bellissimo, una carrellata in chiave acustica del repertorio del gruppo che attraversa 20 anni, suonato come fosse dal vivo e registrato in soli cinque giorni al Sunset Sound Studios di Los Angeles.
Le coordinate artistiche rimangono quelle del tempo felice. Ancora una volta il rock si mischia alle radici della musica americana, al blues, al folk, al soul e voi potete divertirvi a ritrovare gli accenti suddisti di Lynyrd Skynyrd e Allman Brothers Band, l’eleganza della The Band, la concretezza dei Creedence Clearwater Revival.
Il pregio maggiore dell’album è tuttavia rappresentato dalla sua capacità di trasmettere la migliore testimonianza della maturità del gruppo. A mio modestissimo parere uno dei miglior gruppi rock uscito dagli anni novanta. Oggi tanto lontano dalla febbricitante irruenza elettrica degli esordi, quanto ancor più capace di trarre dalla musica calore e ruvidezza.
Non è affare da poco riuscire a percorrere il grande sentiero della musica americana mostrando talento creativo e personalità. Per questa ragione i pezzi di Shake Your Money Maker, The Southern Harmony And Musical Companion, Amorica e Three Snakes And One Charm, che costituiscono l’ossatura dell’album, sono ancora di una bellezza evocativa e suonano classici e moderni al tempo stesso.
Croweolgy funziona in perfetto equilibrio dalla prima all’ultima traccia. Una performance eccelsa che dimostra la bravura e la versatilità di Chris Robinson (voce), Rich Robinson (chitarre), Steve Gorman (batteria), Sven Pipien (basso), Luther Dickinson (chitarre) e Adam McDougall (tastiere).
Due ore di musica spettacolare che da sole giustificano l’idea di un rock capace di sogni e verità parte con Jealous Again e la sua aria sudista, passa da Remedy e arriva al medley lunghissimo di Ballad In Urgency e Wiser Time che trasmette un senso di pace, di rilassatezza e contemplazione, e sfuma quasi senza soluzione di continuità in Cold Boy Smile e Under a Montain.
Basterebbe questo per giustificare l’acquisto, ma poi cambi disco e arriva She Talks To Angels, splendida con violini e piano. Good Friday ha un attacco languido e un finale soul. Thorn In My Pride con il incrocio iniziale di chitarre che evolve in una jam senza fine.
Welcome To The Good Times e Girl From a Rawnshot sembrano acquistare una nuove luce. Sister Luck ha un introduzione che riecheggia Knockin’ on Heaven’s Door. She è una splendida cover di Gram Parsons. I
n chiusura infine arriva forse il modo migliore per congedarsi e dirsi addio, Bad Luck Blue Eyes Goodbye, uno di quei brani senza tempo nella loro nostalgia, nel loro essere pieni di dolcezza e ricordi.
Croweology è il disco delle mie giornate d’autunno.
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Autore: Alfredo Amodeo