Avete mai visto un gruppo mandarsi a quel paese nel titolo di un proprio disco? Se la risposta è negativa, allora appuntatevi il nome dei FuckVegas e del loro debut-album “FuckFuckVegas”, da poco uscito per la sempre più attiva GoDown. Una vera e propria dichiarazione di intenti, completata dalle parole del gruppo: “Quello che distingue i FuckVegas sono i volumi, spropositati. Si sono fottuti le orecchie e non vedono perché non debbano fottere anche quelle altrui”. E’ dunque facile capire perché il quartetto abbia scelto come produttore di questo disco proprio Giulio Favero, ex chitarrista di un’altra band che con i volumi non ci è mai andata piano: gli One Dimensional Man. Così “FuckFuckVegas” mette in mostra l’universo sonoro – volutamente spaccatimpani – della formazione. La partenza è col botto: “FU” è uno straordinario episodio che incrocia il miglior noise anni ’90 con il sound “fuzzato” dei Fu Manchu. Più o meno sulla stessa falsariga si muove anche “You Fall Alone” che però mette in mostra il lato più ipnotico dei FuckVegas. In “Drop A Line” è lo stesso Favero a prestare la sua sei corde in un episodio che ricorda a tratti i Queens Of The Stone Age di “R”. Quindi è la volta dei due brani più rumorosi e volutamente disturbanti del lotto: “The Real Show” con una chitarra circolare e ritmiche martellanti e la lunghissima jam intitolata “3 Years Hold”. La chiusura è invece affidata ai due minuti di “I Didn’t Mean It…It’s A Crime”, ulteriore episodio di chiara matrice noise, corrosivo nelle musiche e violento nel cantato.
Racchiuso in un bellissimo artwork, “FuckFuck Vegas” è il classico album che cresce ascolto dopo ascolto, svelando tutte le potenzialità di un gruppo da tenere d’occhio nel prossimo futuro.
Autore: Roberto Calabro’