Chris Brokaw è, nel mondo underground, un’istituzione. Uno di quei musicisti col quale tantissimi artisti vorrebbero collaborare. Stima che è frutto principalmente di anni e anni di onorata carriera nei Codeine, uno dei gruppi fondatori di quello che si è ormai soliti catalogare come post-rock, e successivamente nei Come, e nei New Year, tanto per fare qualche nome, rivoltando il mondo indie come un calzino e approdando (forse) definitivamente al molo solista. Era il 2001, infatti, quando uscì col primo ep solista, seguito l’anno successivo da “Red Cities”. Insomma, a leggere la sua biografia, si nota soprattutto come l’artista newyorkese abbia accompagnato nella fase di sviluppo la scena indie, facendone parte da protagonista e non solo da comprimario. Passato da una collaborazione all’altra e da un’ etichetta all’altra, dalla Subpop alla Touch and go, passando per la Thrill Jockey, per questo nuovo album solista, però, Brokaw sceglie “Acuarela”, etichetta del primo ep solista. E quello che ne esce fuori è racchiuso in “Incredibile love”. Brokaw impacchetta un ottimo album indie rock in circa quaranta minuti. Non più post rock, ovviamente, ma un rock raffinato, che si mescola al folk (Blues for the moon), alla malinconia di “X’s for eyes” con viola, violino e violoncello, con una “Whose blood” che pare uscita da un album di un Elliott Smith un po’ più solare, piuttosto che l’incalzante “Cranberries”. Una capacità tecnica e una voce delicata che l’accompagna e che fa di quest’album un progetto riuscito (e d’altra parte c’era da aspettarselo) che si rafforza anche grazie ai testi e alla cover dei Suicide “I remember”, ma che a volte suona un po’ troppo piatto. Una filo rosso, appunto, dal quale a volte ci si discosta troppo poco.
Ma tutto ciò non leva che questo di Brokaw sia più di un gradito ritorno, e sebbene non sia la perfezione, lo si perdona facilmente.
Autore: Francesco Raiola