Che dagli Stati Uniti arrivino sempre più frequentemente cantastorie che vanno ad ingrossare le fila dei folksinger non è un fatto di mercato e provi la Blue Sanct o l’estratto conto bancario di Vollmar a dimostrare il contrario. Probabilmente questo spirito conservatore è invece qualcosa di molto vicino ad una forma di reazione, di idiosincrasia alle oscenità del quotidiano che dagli States (e non solo da lì) si è costretti a subire. Da qui la voglia di raccontare di cose piccole e intime nella struttura della folk song tradizionale arricchita talora da inserts home-made che vanno ad inspessire qualcosa di per sè molto esile e lieve. Il contesto appare quindi molto rurale per la povertà degli arrangiamenti e l’utilizzo di certi strumenti come l’armonica o la steel guitar e che ci pensino poi i venti che soffiano a Bloomington ed altri rumori catturati in momenti di ordinaria riflessione a dare quel tocco ‘esistenziale’ e ‘contemporaneo’ ad un lavoro trasparente e quindi atto a lasciar vedere la bellezza delle cose nella loro essenza. Che nella galleria delle sensazioni evocate si intravedano Nick Drake e Syd Barrett, Pall Jenkins e forse anche i Microphones è quindi relativo, essendo il mondo interiore di Vollmar con le sue Lucy e Daisy, Rosemarie e William ad essere a buon diritto già sufficiente a delinearsi: il ricorso ai sacri numi non è intenzionale.
Autore: A.Giulio Magliulo