autore: Vittorio Lannutti
Ci sono modi e modi per restare coerenti con sé stessi e con il proprio passato, anche se si invecchia. Ian Mackaye, dopo aver messo nel congelatore i seminali e fondamentali Fugazi, ha dato vita a questo nuovo progetto insieme alla moglie Amy Farina, batterista e sorella di quel Geoff noto per i Karate.
La coerenza è individuabile, oltre che nel voler continuare a gestire la mitica etichetta Dischord, anche nel mantenere un profilo indie lontanissimo anni luce dallo star system. Il nostro non si è mai voluto avvicinare a nessuna forma di visibilità eccessiva rimanendo, come anche per il resto dei Fugazi, sempre ai margini della musica mondiale nonostante fosse ancora oggi il fulcro di intere generazioni di musicisti rock. Pensate soltanto che quando Perry Farrell (Jane’s Addiction) organizzò il Lollapalooza, chiese a Henry Rollins di fare da tramite per coinvolgere nel festival itinerante i Fugazi, ma questi risposero picche perché per loro era troppo commerciale.
Comunque tornando ad oggi, Mackaye continua a fare le sue cose con totale libertà e, appunto, coerenza. Il quarto album degli Evens mantiene la tensione acustica con cui ci ha abituato nei lavori precedenti: inserimenti vocali della Farina non sempre riescono a smorzare la tensione, anzi, in alcuni casi la accentuano. L’utilizzo della sola chitarra e batteria, usate con il giusto nervosismo e la dovuta tensione, è finalizzato a creare un sound circolare, scarno ed essenziale, come si addice alle migliori punk-band.
Tuttavia, il disco è infarcito anche di momenti ‘emo’ e post-punk, con diversi episodi nei quali la ritmica ed il registro stilistico cambiano dando spesso spazio a momenti circolari e vibranti.