Colpita dalle sonorità un po’ electro, un po’ rock, gli Archie Bronson Outfit, band inglese di Bath, sono entrati ufficialmente nella mia playlist. Il terzo lavoro del trio inglese, dal titolo “Coconut”, uscito il primo marzo ed è stato accompagnato dall’entrata in rotazione su Mtv del video “Shark’s Tooth”, primo singolo estratto. L’album è una rivisitazione di vecchi suoni elettronici mescolati egregiamente a sonorità rock alternative che fanno della band uno dei migliori gruppi in grado di sperimentare diversi stili di suoni. Ma veniamo al dunque.
L’album si apre con “Magnetic Warrior” brano che fonde suoni elettronici potenti con richiami quasi tribali e folkloristici tendenti al mistico. Il pezzo sembra quasi poter accompagnare un antico rituale egiziano. ”Shark’s Tooth”, nonché primo singolo estratto come già detto, potrebbe richiamare per sonorità e ritmo un vecchio successo di due estati fa, “Blind” del progetto elettronico “Hercules And Love Affair”. Il brano è ballabile, prepotentemente incalzante ed energico. Un vero turbinio di sonorità prontamente adattate per riempire numerosi dancefloor. “Hoola” prosegue sulla stessa scia. La voce di Sam Windett è incredibilmente distorta, fino quasi a fondersi completamente con i numerosi coretti che irrompono nel brano ritmici e soavi.
L’album prosegue con il rock quasi progressivo e scatenato di “Wild Strawberries”, traccia vivace ed energica nella quale è quasi impossibile captare le parole che sembrano un tutt’uno con la freneticità della batteria. “Chunk”, il brano successivo, si distingue invece per le sonorità più funky che lo caratterizzano. Un pezzo che spezza la linea ritmica dell’album. In “6.1 You Have A Right To A Mountain Life / 6.2 One Up On Yourself” e “Bite It & Believe It” c’è ancora una volta un richiamo agli sprazzi tribali e mistici che sono soprattutto dovuti all’uso energicamente caricato della voce di Windett, ancora una volta divoratrice dei suoni che la band produce e distribuisce sottoforma di un rock sviscerato fino a toccare le estremità più irrazionali della sperimentazione.
“Hunt You Down” segna ancora una volta un cambio di rotta. Ci troviamo di fronte a sonorità “flower punk” con “Black Lips”. Il flower punk vuole essere un punk più dolce e meno sporco ma allo stesso tempo ritmico e divertente. E così in questo brano degli Archie Bronson Outfit ritroviamo gli stessi spunti utilizzati dai Black Lips per brani come “Starting Over” e “I’ll Be With You”; sicuramente canzoni da suonare ad un falò sulla spiaggia.
“Harness(Bliss)” è ancora il punto di non ritorno. Troviamo sonorità elettroniche e rock fuse alla perfezione. C’è una batteria utilizzata fino allo stremo, e la voce di Windett ancora una volta talmente estremizzata che mi domando come sia ascoltarla dal vivo. “Run Gospel Singer” è ancora il trionfo del flower punk, del tamburello e delle schitarrate ritmiche e costanti e dei coretti. Un pezzo buono e gradevole che riassume a tratti un album che sperimenta diverse sonorità, che si differenzia dai precedenti lavori per stile e musicalità. “Coconut” è eccellente se si è in grado di cogliere il genio che c’è in questa band: aggressività e voglia di stupire. Un prodotto che, anche se sporcato in alcuni punti, è sicuramente valido e vincente sotto ogni profilo musicale.
Autore: Melissa Velotti