Senti l’attacco di “No. One” e pensi “ma guarda ‘sti tedeschi che si mettono a fare i Sonic Youth”. Ed in effetti è spiazzante il sound chitarristico, la voce di Stefanie meno dolce del solito, il drumming “umano” bello tirato. Ma poi escono fuori i “soliti” suonini elettronici, le tastiere etc. e tutto torna “nella norma”. Un inizio niente male, comunque, non c’è che dire.
“Sometimes Stop, Sometimes Go”, il secondo pezzo, è tutto costruito attorno alla bella ma tuttosommato fin troppo “ordinaria” voce della Böhm (che, lo ricordo, è anche la cantante dei Couch) buone melodie, arrangiamento discreto: una pop song ben fatta che molto probabilmente non passerà alla Storia. Il terzo brano (“I & #8217”) è un esperimento interessante: i Subtle (roba anticon., che è sinonimo di “hip hop intelligente”) prendono la melodia di “Technicolor” (che era il brano d’apertura dell’album “No P. or D.”, esordio dei Ms. John Soda) e la impastano insieme a frammenti di altri pezzi, creando un collage interessante e ambizioso, dove spuntano voci rappanti lontane (quella di Dose One, ma non ci giurerei), beat grassi e dilatazioni dal sapore cLOUDDEAD.
“If Someone Would Know” è una specie di ballad space-pop con sintetizzatori svolazzanti, delay, riverberi, una chitarra acustica arpeggiata, e un ritmo lento e corposo. “I Think It Could Work, Marilyn” ha un testo alquanto bizzarro: una telefonata (o comunque una chiacchierata) immaginaria tra Marilyn Monroe ed Elvis (?!), ma in fin dei conti è un episodio tuttosommato inutile.
Cosa dire? La Morr insiste (tranne rare eccezioni…troppo rare, purtroppo) a proporre, ultimamente, cose tanto ben fatte quanto sostanzialmente insipide, e i Ms.John Soda sembrano non sapere dove andare a parare, nel tentativo di distinguersi in mezzo alla mischia. Dal vivo però ve li consiglio, che loro almeno un po’ d’energia sul palco la tirano fuori…
Autore: Daniele Lama