Non dai vicoli nebbiosi dell’East End londinese, non dalle tetre rue parigine, non da un qualche lurido back-alley newyorkese, e nemmeno da qualche fosca strasse berlinese. Niente di quanto possa ragionevolmente immaginarsi dall’ascolto di questo “Lazily Go Through” circa la provenienza del realtivo autore: Mr. Henry è già qui, in Italia, originario della “rassicurante” Varese.
Niente “noir” di importazione quindi (evidentemente lo sappiamo fare anche da noi, grazie) per questo album nero che più non si può. Già, l’immaginario di Mr. Henry non sembra avere alcunchè di roseo davanti a sé. Tra “classicismi” di piano, tra chitarre e altri “pastrocchi” sonori (senza offesa…) à la Tom Waits (una delle sue influenze dichiarate), Mr. Henry leva i suoi sussurri/lamenti tenui e disperati. Brani di lunghezza variabile, a volte brevissimi, piccole “messe grigie” (“nere” porterebbe a un equivoco) celebrative di quanto può accadere nelle viscere più remote della propria esistenza nell’arco di una giornata (la tracklist, come suggeriscono i titoli, ne scandisce giustappunto le fasi).
Intime e meste orazioni che sarebbe approssimativo associare, quasi “a prescindere”, al Nick Cave più cupo: non c’è nulla della gravità/grevità della sua voce, né ci sono i Bad Seeds a metterci paura. Più idonea sembra invece essere l’associazione con i primi La Crus (e rimaniamo ancora in Italia): gli arrangiamenti di Henry (eseguiti da alcuni componenti di Midwest e Bartok, suoi conterranei), nel loro richiamare qualcosa che non è, né può essere, “a portata di occhio”, raramente abbandonano la loro eterea leggerezza, appena un filo sopra la soglia di udibilità. Alzate il volume, quindi, ma senza esagerare, o perderete l’atmosfera di questa pigra, pigra giornata.
Autore: Roberto Villani