Mi vengono i brividi al pensiero che, se non fosse stato per l’etichetta veronese V-Rec, chissà se ci sarebbe arrivato alle orecchie questo incredibile debut-album degli irlandesi Raging Sons con “20:20”. Infatti, l’accordo stipulato tra il patron David Bonato e l’omologo estero, ha permesso l’uscita italiana a distanza di un anno. E meno male! Meglio tardi che mai: avremmo ignorato un gran bel disco di rock variopinto, con tinte (e tante!) sfumate di The Killers, U2, Muse, Nothing but Thieves. Nulla a che fare, quindi, con la musica che gira nella natia Limerick, dalla quale ci si aspetta che le bands che orbitano da quelle parti tendano più verso il trad-folk più tipico dell’Irlanda ed invece, nulla di tutto questo. Meglio cosi, intendiamoci…in quanto le 11 tracce dell’opera testimoniano una prova forgiata con i fiocchi, formidabile nella cura strumentale di un dark-synth-pop ed un alt-rock che sà di modernariato. Si passa dagli atti emotivi di “Someone else’s love” (in odore di U2 ballad) e “Rope” (condita di aromi Snow Patrol) alla potenza sontuosa di “How high”, che farebbe gola ai Tears For Fears oppure la sofferta “Tonight” che sembra dettata in ipnosi da Bono-vox. Invece, “Lust” viaggia sul vagone dei The Killers ma con mood più elegante e coinvolgente. “Breathe easy” è davvero un bel pop-rock plasmato da melodia e produzione impeccabile, mentre la closing-track “Mountains” è l’ennesima variante proposta dalla casa e dimostra quanto questo esordio contempli pietanze per ogni gusto ed esigenza. Inoltre, qualunque sia il vostro stato d’animo, i “Figli Furiosi” sapranno coccolarvi con gagliardia propositiva. Non ne passano tanti di album come questo: quella che può sembrare una frase fatta, invece va intesa come un annuncio al megafono per amplificarne l’hype che meritano e poi, mi direte se esageravo. Ci tenevo a parlarne in maniera più dettagliata ma sarebbero bastate soltanto due parole: prodigio uditivo.
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autore: Max Casali