Apprezzati da ogni parte, oggetto di grandi attenzioni all’estero dove suonano ormai più spesso che in patria, gli italiani Aucan giungono al terzo album, intitolato Black Rainbow, completando una metamorfosi clamorosa con un lavoro importante per la musica italiana, probabilmente destinato a divenire una pietra miliare, soprattutto per chi segue l’elettronica.
Partiti nel 2008 con un disco omonimo math noise strumentale, in cui l’elettronica era molto laterale – disco di cui all’epoca scrivemo bene ma acerbo, rumoroso, pieno di idee non sempre espresse nella forma giusta – gli Aucan manifestavano già allora grande irrequietezza. Neanche il tempo di etichettarli come ruvida e indecisa creatura rock, che ecco l’Ep intitolato Dna, nel 2009, a proiettarli verso il dubstep, ma si poteva pensare ad un semplice divertissment, e invece no, perché Black Rainbow, oggi, è un lavoro dubstep a tutto tondo, avanzato seppure complessivamente ortodosso, realizzato con grande maestria e anche cantato, in lingua inglese.
Undici brani tra il sogno dei Portishead, la nevrosi dei Battles, il noir dei Massive Attack e la sacralità dei Transglobal Underground, per un’opera complessa in cui gli episodi singoli meritano di essere citati, e allora ecco il downtempo di ‘Blurred’, che vede ospite alla voce la cantante bresciana Angela Kinczly (www.myspace.com/angelakinczly) e poggia su un soffice tappeto digitale salvo un innesto più veloce lì nel centro, ‘Heartless’ che è il singolo, con un’anima soul supportata da splendidi suoni di tastiere, synth e computer, e la successiva ‘Red Minoga’ che ne sembra la coda strumentale, con una serie infinita di evoluzioni; ‘Sound Pressure’ contiene elementi hip-hop e industrial ed è un incubo futurista completamente digitale, come ‘Storm’ e ‘Away!’, che però sono brani anche più azzardati, nel primo caso addirittura di ricerca sonora, molto lavorati su suoni, cambi di volume, effetti ipnotici e sorprendenti campanelli su beat da opificio: deliziosi; ‘Embarque’ ci riporta alla realtà dei suoni acustici, ma è solo un’illusione perché l’arpa verso la metà viene remixata e restituita sotto forma mutante, e ‘Save Yourself’ è un pezzo trip hop stile anni 90, sul genere Tricky, che gioca fin troppo sul sicuro ed è un potenziale singolo; ‘Black Rainbow’, in conclusione, rallenta e prepara l’uscita.
Bello il videoclip di ‘Heartless’, che giurerei essere ispirato nelle atmosfere inquietanti del bosco a The Village, film di M. Night Shyamalan, del 2004.
Autore: Fausto Turi