La voglia di fare è tanta, come del resto quella di indagare in territori personali, ed è questa energia a portare il musicista americano Phil Cook ad avventurarsi in una sua strada sonora, e questo debutto Southland Mission, ne premia entusiasticamente il coraggio e la faccia tosta.
Già membro degli Hiss Golden Messenger e dei bravi Megafaun, Cook in queste nove tracce seminate ovunque di folk, gospel e blues dai retrogusti soulness, ripercorre ritmi e suggestioni mid-west che nonostante girino sempre in quelle visioni di libertà e indipendenza restano comunque emblemi musicali imprescindibili, come onorare “sacre pagine” della musica delle musiche con spirito di devozione.
Chitarra, cori, slide, banjo, tastiere liquide, cieli perennemente bluastri a fare da tendone riflettente, tutto questo in una tracklist che fa innamorare anche per la personalità cosmopolita dei timbri, la specificità in cui Cook stende le proprie storie, il proprio processo creativo lungimirante. Con lui anche Justin Vernon a dividere l’avventura dopodiché siamo in un’America piena di vento, sole e strade polverose, la drunken ballad 1922, la prayer intima Great tide, il soul dondolante Sitting on a fence, odori e miasmi di Mississippi Time to walk e un amore che fa da ritrovare Gone, si quell’America caracollante tra sogni infrangibili e realtà a pezzi.
Disco con cui ballare, ancheggiare e innamorarsi!
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autore: Max Sannella