Disco interamente strumentale fatto di atmosfere folk rock mediterranee (‘Tempi Moderni?‘), progressive (‘L’Arte della Guerra’ e ‘Distrettotredici’), cinematografiche (‘Il Demone’), post rock (‘L’Apocalisse‘) e accenni post-core, eppure al contempo disco sfuggente, originale, con tante melodie ariose e passaggi vigorosi, virtuosi, questo secondo lavoro discografico dalla bella copertina fronte retro – disegnata da Domenico Sorrenti – del quartetto aostano/piemontese di nome I Treni all’Alba, attivo dal 2003, va decisamente a segno.
Le due chitarre acustiche amplificate giocano un ruolo centrale nell’economia della musica della band, che in alcuni casi – ‘Attila’ – ricorda i Jethro Tull, o – ‘Intro’ – i Pentangle, mentre in altri la Premiata Forneria Marconi – ‘L’Arte della Guerra’ – e la notevole tradizione delle band strumentali italiane, come Goblin, Calibro 35 e Perigeo.
Tutto estremamente veloce, tutto incalzante e senza cedimenti, con la novità rispetto al precedente disco – intitolato Folk Destroyers (2008; Smartz rec.) – di un deciso contributo di chitarre elettriche e sintetizzatore, e molti richiami al jazz e in qualche circostanza alle colonne sonore dei poliziotteschi anni 70 (‘Distrettotredici’); i componenti de I Treni all’Alba sono: Daniele Pierini (chitarre, tuba, trombone, sintetizzatore), Paolo Carlotto (chitarre), Sabino Pace (piano, sintetizzatore) e Felice Sciscioli (batteria), coi quali collaborano Francesco Vittori (basso) e Ramon Moro (flugelhorn in ‘L’Arte della Guerra’); il disco è stato pubblicato anche in Austria, Olanda, Germania, Belgio e Svizzera.
Autore: Fausto Turi