Terzo lavoro di questo artista di Calgary, Canada, che giunge dopo i più elettrici Infiniheart (2005) e Skelliconnection (2006). ‘Soft Airplane’ è un album di 13 canzoni glitch pop, cantato in falsetto, con qualche armonia a più voci dove serve, e suoni di tastiera Casio, chitarra acustica, batteria, xilofono e tanti effetti elettronici, sempre analogici – il disco è stato registrato in casa, poi corretto in studio, con un semplice 4-tracce – e s’avvicina alla sufficienza, malgrado non brilli particolarmente per varietà, e non colpisca in profondità. Nel complesso, ‘Soft Airplane’ sembra un disco un po’ ripetitivo di Daniel Johnston, Bob Conn, Ariel Pink, o del compagno d’etichetta Death Vessel. Il paragone con Daniel Johnston non è soltanto musicale, ma si fonda anche sulla tenera sensibilità “loser”, un po’ autocommiserevole, che accomuna i loro testi, e sul fatto che entrambi gli artisti siano illustratori: la copertina del disco è infatti un disegno di Chad VanGaalen, e ricorda molto i pasticci di colori che Daniel Johnston espone alle sue mostre; VanGaalen si disegna da solo anche gli inquietanti videoclip animati, con risultati discreti ma, francamente, spontaneità non vuol dire per forza qualità. Le canzoni intitolate ‘Bones of Man’ e ‘Poisonous Heads’ sono omaggi a Neil Young, e ‘City of Electric Light’ è un’ortodossa folk song acustica mentre, soprattutto nella seconda metà dell’album, prende piede un’elettronica casalinga da taglia e incolla sonoro, come nei dischi di Ariel Pink: ‘Phantom Anthills’, ad esempio, o la dance music minore di ‘TMNT Mask’, o la conclusiva, sperimentale, ‘Frozen Energon’. Tanta creatività e bizzarria, dunque, nelle 13 tracce, ma non sempre ben sviluppata.
Autore: Fausto Turi