In passato l’avevo soltanto sussurrato. Ora posso urlarlo: dalla Norvegia non arriva solo black metal e chi dovesse biecamente continuare a sostenerlo, sappiate che mente sapendo di mentire oppure ignora l’esistenza di una corrente scandinava -diversa da quella del microfono inghiottito e delle facce pitturate in bianconero- che annovera Hellacopters, Backyard Babies e compagnia suonante.
In una carriera segnata da una marea di singoli (compreso nel ’98 un similitalico “Mano-A-Mano”) e minialbum come se piovesse, arriva la quinta prova lunga della band che segue un “Basement Apes” non accolto proprio benissimo dalla critica del settore che ha tentato di stroncare anche
“Automatic Thrill”. Non credo ci riuscirà e nemmeno sarei d’accordo.
Punk and roll dalle fredde lande, di quello che fa saltare dalla sedia. Trentasei minuti di adrenalina pura e quando la cadenza -in un paio di episodi- si abbassa leggermente fate attenzione: alla prima occasione i nostri vi scaricano addosso tutta quanta l’energia risparmiata nella canzone precedente. Tra i solchi compaiono e scompaiono Led Zeppelin e Deep Purple, Kiss e Ramones, fino a lievissime suggestioni atmosferiche alla Marilyn Manson (“Car Full Of Stash”). Un accostamento forse azzardato ma di assoluto rilievo: blues, rock, hard ‘n’ heavy mescolati a formare -qualcuno dice studiato a tavolino- un cocktail rumoroso e trascinante a cominciare dalla titletrack che apre il disco e inganna un tantino l’ascolto. Ma la successiva “Take It” mostra chiaramente dove andranno a parare le restanti
dieci tracce. “Here Come The Pigs” una parentesi godibile prima di abbandonarsi al ritmo boogie -con annesso pianoforte- della scatenante “Dingdong Thing” mentre il singolo “A Call From The Other Side” entra al numero quindici e scala viavia la classifica norvegese.
Musicalmente, insomma, niente da dire. Sotto il profilo compositivo e d’ esecuzione siamo a livelli di attico. Possono invece migliorare nell’ aspetto: losers va bene, ma lo sfigato a trecentosessanta gradi alla fine mette angoscia. Ecco allora che viene in soccorso il cantante Biff Malibu panzuto e irriverente. La cinta e la cravatta bianca o gialla su camicia e pantaloni neri sono un pugno nell’occhio. Un vero colpo da ko.
Autore: Antonio Mercurio